Frutta più "verde" grazie a una ricerca dell'Ateneo

Frutta più "verde" grazie a una ricerca dell'Ateneo
Innovazioni a basso impatto ambientale per il trattamento della frutta sono al centro del progetto di ricerca nazionale "Ager-Stayfresh", coordinato dall'Università di Udine,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Innovazioni a basso impatto ambientale per il trattamento della frutta sono al centro del progetto di ricerca nazionale "Ager-Stayfresh", coordinato dall'Università di Udine, con l'obiettivo di contribuire a migliorare la competitività del comparto agroindustriale. La ricerca triennale, incentrata su soluzioni facilmente trasferibili alla filiera produttiva dell'ortofrutta di IV gamma, cioè i prodotti freschi, lavati e confezionati pronti per essere venduti e messi in tavola, è stata finanziata con 1,2 milioni di euro da Ager, associazione di 13 fondazioni bancarie (fra cui la Fondazione Crup) che sostengono la ricerca nel settore.

Cinque le soluzioni definite dal progetto, diretto da Maria Cristina Nicoli, docente di Tecnologie alimentari all'ateneo friulano: l'impiego di antagonisti naturali al posto dei fitofarmaci, l'utilizzo di tecnologie "green" per estendere la vita commerciale della frutta di IV gamma, mediante sistemi di bioconservazione o trattamenti fisici quali radiazioni luminose, trattamenti ipobarici e atmosfere protettive non convenzionali a base di oli essenziali quali cedro, timo e origano.
Il progetto prevede, ancora, l'applicazione sistematica di sistemi di indagini e monitoraggio rapidi della presenza di microrganismi patogeni in tutte le fasi della filiera, l'adozione di sistemi di valutazione della qualità del prodotto in tempo reale, e infine la valutazione dell'impatto ambientale della filiera attraverso la metodologia di «valutazione del ciclo di vita» (LCA - Life Cycle Assessment). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino