Da bomber del Venezia a "mago" della panchina

Da bomber del Venezia a "mago" della panchina
Per l'arresto di Nerio Corò a essere sotto choc è tutto il calcio sandonatese e veneziano. Una carriera da bomber di razza la sua, cresciuto nel settore giovanile del Mestre,...

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Per l'arresto di Nerio Corò a essere sotto choc è tutto il calcio sandonatese e veneziano. Una carriera da bomber di razza la sua, cresciuto nel settore giovanile del Mestre, città d'origine, e poi il salto nel professionismo con la maglia del Venezia nel campionato che segnò il salto in B dove si trovò catapultato con mister Zaccheroni. Corò vestì in arancioneroverde per un paio di stagioni, quindi la trasferta in quel di Saronno e ad avventura conclusa il ritorno a casa, giocando a Jesolo e a Musile. Poi, smessi i panni dell'attaccante, la sfida in panchina allenando le stesse squadre che lo avevano visto segnare anche più di 20 gol a campionato. Ancora Jesolo, Eraclea Ponte Crepaldo per arrivare un paio di anni fa in casa neroverde a Noventa e diventare parte del miracolo della promozione ormai a portata di mano, con la prima squadra che svetta in classifica nel girone O.

Ma Corò non allenava solo il Noventa. L'approdo nella cittadina del Piave è stata una scelta di vita, dato che con la moglie e i due figli, che dal padre hanno ereditato la passione per il pallone, risiede in località Romanziol. In via Da Mula dove da ieri è ristretto ai domiciliari.
Da quanto si è saputo Corò tempo fa era titolare di una ditta che produceva gadget e materiale pubblicitario con due dipendenti. Poi, forse a causa della crisi, è stato costretto a chiudere, iniziando l'attività di rappresentante sempre nello stesso settore. E sembra che per motivi professionali sia entrato in contatto con il bassanese Stefano Costa, finito in carcere nell'ambito della stessa indagine dei carabinieri che lo vede coinvolto, accusato in concorso di sequestro di persona, rapina aggravata ed estorsione.

«Dire di conoscerlo è troppo. Ci salutavamo se ci incontravamo: io sapevo che era il mister del Noventa e lui che ero il sindaco». A parlare, sorpreso e amareggiato, è Alessandro Nardese: «Quando mi hanno riferito la notizia non volevo crederci. Ora la magistratura deve fare il suo corso. Certo le accuse sono pesanti. Una cosa inimmaginabile che spinge a riflettere sul fatto che non si conoscono mai abbastanza le persone. E in questa vicenda, se così posso dire - continua il sindaco - c'è l'aggravante che a essere coinvolto è un tecnico che riveste un ruolo delicato, non tanto sul piano sportivo, bensì su quello educativo e formativo. Penso all'Ac Noventa che adesso ha il compito di aiutare i giocatori a capire e a superare questa colpo, e a condannare tali condotte. Ci stavamo preparando - conclude - a festeggiare il balzo di categoria e questa tegola non ci voleva». La festa ci sarà comunque si spera. Ma a metà. (m.and.)
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Il Gazzettino