BELLUNO - Due giorni sulla panchina di un aeroporto: senza documenti, sequestrati assieme al telefono, e controllato a vista da uomini in divisa. "Prigioniero" senza apparente...
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Teatro della vicenda l'aeroporto di Baku, capitale dell'Azerbaijan, sulle sponde del mar Caspio.
«Sono partito per l'Azerbaijan giovedì - racconta Mirco Della Vecchia - Non era la prima volta che ci andavo: ho dei clienti lì. Come sempre, ho chiesto il visto in consolato e ho preparato tutti i documenti necessari». Una volta atterrato, però, «l'agente di turno ha controllato il mio passaporto e l'ha consegnato ad un suo superiore. Non ho capito cosa stesse succedendo, perché la Polizia azera non parla inglese. Probabilmente hanno ravvisato qualcosa che non andava nella lettera d'invito. Fatto sta che mi hanno sequestrato documenti e telefono e mi hanno lasciato ad attendere per due giorni su una panchina dell'aeroporto».
Un'esperienza a dir poco sgradevole: senza soldi, senza possibilità di comunicare, senza possibilità di capire cosa stesse accadendo. Fino a ieri mattina, quando a Mirco Della Vecchia è stato consegnato il foglio di deportazione. «La Polizia mi ha scortato armata e mi ha messo su un aereo per Mosca - continua Della Vecchia, che è atterrato a Venezia ieri alle 13 -. Devo confessare che ho passato momenti di panico: l'aspetto più brutto è senza dubbio quello di non poter comunicare con nessuno. Adesso voglio capire quali conseguenze avrà il foglio di deportazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino