«Non siamo una banda di tecnocrati e di burocrati»: così Jean Claude Juncker, che ha rivendicato la dimensione «politica» della Commissione...
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E' ancora alta tensione fra Bruxelles e Roma sulla manovra. Juncker ieri ha bacchettato l'Italia: «Attacca l'Ue a torto sulla flessibilità, ma io me ne frego; i costi aggiuntivi per sisma e migranti valgono lo 0,1% del Pil». Immediata la replica di Renzi: «Le regole non possono andare contro la stabilità delle scuole dei nostri figli». Oggi a Bruxelles riunione dell'Ecofin.
«Ho sentito il gabinetto Juncker e loro la battuta la riferiscono all'accusa di essere a favore dell'austerità e quindi non verso l'Italia, ma resta infelice anzi infelicissima». Lo ha detto il ministro dello sviluppo Carlo Calenda commentando a Rtl 102.5 il «me ne frego» di Juncker. «Quello che mi ha colpito di più rispetto al "me ne frego" è che Juncker abbia citato una serie di numeri sul deficit italiano assolutamente sbagliati e un portavoce dice che ha improvvisato, il che lascia qualche preoccupazione», ha aggiunto. «Con Bruxelles ci stiamo confrontando sul deficit per il prossimo anno - ha detto in generale - comunque l'Italia è in bonis e dall'altro lato poi abbiamo una Commissione che in questo momento ha spazi di manovra abbastanza limitati».
«"Me ne fregO2 delle obiezioni italiane. Così avrebbe detto Juncker. Ora va bene discutere ma certi limiti non vanno oltrepassati. Da nessuno», aveva scritto ieri il ministro degli esteri Paolo Gentiloni in un tweet.
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Il Gazzettino