Tunisia e Marocco, più diritti alle donne

Tunisia e Marocco, più diritti alle donne
L’Assemblea dei rappresentanti di Tunisi ha votato mercoledì uno storico pacchetto di riforme che sancisce la lotta contro ogni tipo di discriminazione basata sul...

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L’Assemblea dei rappresentanti di Tunisi ha votato mercoledì uno storico pacchetto di riforme che sancisce la lotta contro ogni tipo di discriminazione basata sul genere e difende la piena uguaglianza tra uomo e donna. Una legge è stata a lungo attesa in uno dei paesi più laici del mondo arabo, quello da dove è partita la ‘Primavera araba’ e l’unico finora che la sta portando avanti in maniera democratica.


Il testo è passato dopo tre giorni di votazioni, con quella finale all’unanimità, con i 146 voti a favore dei presenti (su 217 del Parlamento unicamerale tunisino). La legge entrerà in vigore dopo sei mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e conta 43 articoli, suddivisi in cinque capitoli. Tra i principali cambiamenti spicca l’abrogazione dell'articolo 227 bis del Codice penale, che consentiva allo stupratore di minorenne di non dover scontare la pena in caso di matrimonio con la vittima. La nuova legge prevede invece pene molto severe per gli stupratori e l’innalzamento dell’“età del consenso” sessuale da 13 a 16 anni. Altro cambiamento fondamentale introdotto è l’articolo 17 del testo, che punisce con una multa da 500 a 1.000 dinari chi si rende colpevole di molestie nei confronti delle donne per strada o in spazi pubblici.

Su questo aspetto vengono in mente i casi di molestie delle ragazze scese in piazza, nel periodo della Rivoluzione dei gelsomini, per chiedere maggiore democrazia. Altra importante novità introdotta: viene punito l’impiego di minori per i lavori domestici (nella maggior parte si tratta di bambine), con l’introduzione di pene da 3 a 6 mesi di reclusione a carico chi viene riconosciuto responsabile.


Ulteriore passo in avanti sulla parità di genere arriva dal Marocco, paese non toccato dalla ‘Primavera araba’, anche se non mancano periodi di proteste come quelle recenti nella regione del Rif. Da anni re Muhammad VI sta portando avanti fondamentali riforme nel settore della Giustizia, a cominciare dal nuovo codice di regolamentazione del diritto di famiglia, Mudawwana, approvato nel 2004. Ora un nuovo passo avanti, togliendo le limitazioni di genere alla professione di adoul, sorta di cancelliere assistente dei giudici previsto anche dal fiqh (il diritto islamico), che potrà essere esercitata pure dalle donne. L’adoul assiste il lavoro di notai e giudici della giustizia amministrativa, civile e penale, notificando al posto loro ogni sorta di contratto. I loro atti hanno poi bisogno di un magistrato per la convalida. Il ministero della Giustizia islamica, per ottobre, ha lanciato un concorso per 700 posti di adoul, al quale potranno partecipare anche le donne. Anni fa era stato emendato l’articolo che restringeva la professione ai soli uomini, ma nessun concorso aveva finora recepito questa novità.

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Il Gazzettino