Trump, il gran ritorno al summit conservatore (con la sua statua d'oro)

NEW YORK C'era una volta una Conservative Political Action Conference in cui il partito repubblicano discuteva ogni anno di temi tradizionalmente cari ai conservatori,...

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NEW YORK C'era una volta una Conservative Political Action Conference in cui il partito repubblicano discuteva ogni anno di temi tradizionalmente cari ai conservatori, dall'aborto ai problemi del debito pubblico, dalla riduzione delle tasse al supporto alla Nato. Poi venne un certo Donald Trump, con le sue teorie che il presidente Barack Obama non era nato negli Usa e pian piano le sue favole destabilizzanti conquistarono la platea.


Oggi i conservatori del Cpac sono riuniti in Florida per discutere di altre favole, dalle elezioni «rubate» da Joe Biden, alla minaccia terrorista della sinistra «vera responsabile» dell'insurrezione al Campidoglio il 6 gennaio, alla libertà «strappata» per imposizioni dittatoriali dei governatori contro una pandemia che «non esiste». Quella platea, esaltata da due giorni di oratori che inanellano le più colorite teorie complottiste, darà stasera il benvenuto all'ex presidente, l'affabulatore in capo, che esce da cinque settimane di silenzio e partite a golf nella sua villa di Mar-a-Lago per rilanciare la propria carriera politica.

La statua dorata di Trump

Ad applaudirlo una base che gli rimane fedelissima, e il cui amore sfiora il culto della personalità, tant'è che alla Conferenza sta facendo bella mostra di sé anche una statua dorata dell'ex presidente in abbigliamento a stelle e strisce. La statua, 100 chili di plexiglass ricoperto di pittura d'oro, è stata oggetto di grandi ironie sulle chat, che l'hanno paragonata al vitello doro della Bibbia, ma i presenti, quasi tutti senza mascherina, hanno comunque fatto a gara a farsi selfie al suo fianco.

Il programma prevede che Trump parli del futuro del partito e critichi la tollerante politica immigratoria che l'amministrazione Biden vuole abbracciare. Ma la storia ci ha insegnato che con Trump le previsioni servono a poco. Chi lo conosce infatti assicura che davanti a una platea entusiasta (dove i posti in prima fila costano 7.500 dollari) possiamo aspettarci che abbandoni i discorsi scritti e cavalchi a briglia sciolta. E dunque si prevede che Trump si vesta del mantello dell'unico vero leader del partito e torni a perorare la teoria che le elezioni sono state vinte da lui ma «rubate dai democratici». I bene informati pensano inoltre che userà il palco per vendicarsi di quelli che considera traditori, cioè i repubblicani che hanno obbedito alla Costituzione e hanno ratificato l'elezione di Biden.


La ricandidatura e i nodi con la giustizia


Significativamente alla kermesse conservatrice non sono stati invitati gli esponenti dell'area del partito che vorrebbe sganciarsi dall'ancora trumpiana. Non si tratta solo di moderati come il senatore Mitt Romney, ma anche di conservatori come la deputata Liz Cheney e l'ex vicepresidente Mike Pence che vorrebbero tornare a politiche e comportamenti più tradizionali anche nel tentativo di recuperare il voto dei moderati e degli indipendenti che a novembre hanno preferito il partito democratico.

Al momento Trump ha perso circa il 20% dell'approvazione al livello nazionale fra i repubblicani, passando dall'eccezionale 95% dei momenti d'oro a poco più del 70%, che è comunque uno zoccolo molto solido e fa capire che se davvero stasera annuncerà che si ricandida nel 2024 non ci sono dubbi che la nomination sarà sua. C'è tuttavia un se e riguarda i possibili conti con la giustizia che Trump potrebbe trovarsi a dover risolvere. Otto anni di dichiarazioni dei redditi dell'imprenditore newyorchese sono stati consegnati al procuratore distrettuale di Manhattan e c'è chi è pronto a scommettere che da ciò scaturiranno incriminazioni per frode fiscale e bancaria, che rappresenterebbero tangibili e insormontabili ostacoli sulla strada per una sua rielezione nel 2024.

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Il Gazzettino