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Si muove su un percorso molto accidentato il presidente Usa Joe Biden che domani visiterà Israele. Anche lui proverà ad aprire un passaggio sicuro per i profughi a Gaza che rimane sigillata con 2,4 milioni di persone bloccate dentro la Striscia, alla metà dei quali è stato chiesto di spostarsi a Sud mentre il territorio viene bombardato e privato di acqua, luce, cibo, carburante e servizi igienico-sanitari. Per il New York Times la visita di Biden ha anche un'altra missione cruciale: ritardare di almeno 24 ore l'operazione di terra pianificata dallo Stato ebraico nella Striscia.
È crisi umanitaria: si contano un milione di sfollati, oltre 2.800 morti, 10.850 feriti e un numero imprecisato di persone ancora sotto le macerie. Biden ha avvertito Tel Aviv: «L'occupazione di Gaza da parte di Israele sarebbe un grosso errore». Gli Stati Uniti chiedono di allentare le tensioni ma allo stesso tempo si preparano al peggio, cioè alla guerra al fianco di Israele con 2.000 soldati selezionati e pronti a partire, due portaerei già schierate nel Mediterraneo, caccia F-15 Strike Eagle, anche questi già inviati. Nel frattempo è arrivato in Medio Oriente anche l'ufficiale americano più alto in grado nella supervisione delle forze Usa in quell'area: il generale Michael 'Erik' Kurilla.
Escalation, le minacce dell'Iran e di Hezbollah
Il segretario di Stato Blinken ha detto che su richiesta di Washington, gli Stati Uniti e Israele avevano concordato di «sviluppare un piano» per inviare aiuti umanitari destinati ai civili a Gaza, «inclusa la possibilità di creare aree sicure per aiutare a tenere i civili fuori pericolo».
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Il Financial Time riporta poi che John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha detto che dopo aver visitato Israele, Biden si recherà ad Amman per incontrare i leader della Giordania e dell'Egitto, e avrebbe anche incontrato Mahmoud Abbas, il presidente dell'Autorità palestinese. Queste visite febbrili riempiono le agende statunitensi mentre il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, lunedì ha avvertito che i militanti potrebbero ricorrere ad attacchi "preventivi" contro Israele nelle "prossime ore".
A Teheran ha fatto eco il "partito di Dio" degli Hezbollah libanesi, che sostiene di avere «tutte le opzioni e gli scenari» sul tavolo.
«Pronti per ogni eventualità»
«Dobbiamo prepararci per ogni eventualità possibile», ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan. E così l'esercito americano ha selezionato circa 2. 000 soldati per un possibile dispiegamento a sostegno di Israele quando lancerà l'offensiva di terra a Gaza. I militari avrebbero compiti di consulenza e supporto medico e non sarebbero coinvolti «nel combattimento». I soldati non sono ancora stati inviati in nessun paese, ma nel caso venga acceso il semaforo verde il contingente si dirigerebbe verso una nazione vicina a Israele. Gli Stati Uniti. hanno fornito per ora aiuti militari, incluso il rifornimento del famoso scudo Iron Dome, e si sono offerti di contribuire a garantire il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas.
Le portaerei già schierate
Sono già state piazzate, invece, la portaerei Gerald R. Ford nel Mediterraneo orientale, e la Dwight D. Eisenhower. -Spiegamento classificato da Kirby come «di lunga data».
Nel frattempo è arrivato in Medio Oriente anche l'ufficiale americano più alto in grado nella supervisione delle forze Usa in quell'area: visita a sorpresa in Israele per il generale Michael 'Erik' Kurilla, che è il capo del Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom). Un viaggio svolto, per «garantire che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi, con particolare attenzione a evitare che altre parti espandano il conflitto»., ha spiegato lui stesso.
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Il Gazzettino