Santiago cammina da Madrid al Qatar per il Mondiale. Ma è finito in carcere in Iran per aver visitato la tomba di Masha Amini

Ha documentato il suo viaggio sui social, dal 2 ottobre il silenzio. L'appello della sorella Natalia: «Mio fratello era semplicemente in viaggio. Non ha niente a che fare con quello che sta accadendo in Iran»

Santiago cammina da Madrid al Qatar per vedere il Mondiale. Ma è finito in carcere in Iran per aver visitato la tomba di Masha Amini
Un sognatore come Don Chisciotte, senza armatura e senza ronzino, che ripulisce le strade e pianta alberi nelle sue camminate nel mondo. Santiago Sànchez Cogedor, 40 anni,...

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Un sognatore come Don Chisciotte, senza armatura e senza ronzino, che ripulisce le strade e pianta alberi nelle sue camminate nel mondo. Santiago Sànchez Cogedor, 40 anni, è partito a gennaio da Alcalà de Henares, la città di Miguel de Cervantes Saavedra, per raggiungere a piedi il Qatar e seguire dal vivo il mondiale, ma il 2 ottobre è stato fermato alla frontiera tra Iran e Kurdistan e, fino a tre giorni fa, di lui si erano perse le tracce. Giovedì, dopo le prime news diffuse dal canale televisivo Iran International, si è appreso che è detenuto in un carcere di Teheran. Sarebbe stato fermato e condotto in prigione per aver visitato la tomba dove riposa Masha Amini, la ragazza uccisa dalla polizia islamica il 16 settembre per non aver indossato in modo corretto il velo islamico. Santiago è stato bloccato e condotto in carcere insieme al suo interprete. Le autorità di Teheran avrebbero comunicato all’ambasciata spagnola che non ci sono denunce a suo carico e questo lascia intendere che presto dovrebbe essere liberato. «L’atmosfera è calda, ma va tutto bene», l’ultimo messaggio inviato ad un amico il 2 ottobre su Whatsapp. Poi un lungo silenzio e l’angoscia della famiglia. La sorella, Natalia, ha dichiarato: «Mio fratello era semplicemente in viaggio. Non ha niente a che fare con quello che sta accadendo in Iran». 

 

 

IL RACCONTO

Santiago è un ex militare che dopo aver assistito nel 2019 in Arabia Saudita alla finale di Supercoppa di Spagna, aveva progettato questo viaggio di 6.500 a piedi per raggiungere il Qatar e seguire il mondiale. E’ un tifoso del Real: in rete le foto con Modric e l’ex capitano Sergio Ramos. Si è messo in marcia con un carretto, sormontato da una bandierina spagnola, dove sono stipati vestiti, libri e la tenda. Dopo aver attraversato Francia, Italia, Grecia, Albania, Turchia e Iraq, il 1° ottobre ha attraversato la frontiera per dirigersi verso il Kurdistan iraniano. Sul suo profilo Instagram, Caminando de Madrid a Qatar, seguito da 48,2 mila followers, sono state pubblicate le immagini della sua avventura. Una famiglia curda lo ha accolto poche ore prima del fermo: «Gli abbiamo offerto da mangiare. Lui ci ha chiesto un asciugamano per farsi una doccia». L’ultimo messaggio inviato alla famiglia era rassicurante: «Domani vado a Teheran. Mi intervisteranno per un servizio». Su Facebook, una foto del suo ingresso in Iran, con il viso sorridente. In un video all’inizio dell’avventura, aveva dichiarato: «Vado a Doha a piedi per sostenere la nazionale spagnola».

 

 

LE PROTESTE

Il mondiale decollerà il 20 novembre con la partita Qatar-Ecuador, ma le prime forme di protesta sono già cominciate. I calciatori della nazionale australiana hanno criticato in un video il trattamento riservato agli immigrati – secondo un’inchiesta del Guardian i lavori per il torneo avrebbero causato ben 6.500 morti - e le discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQ+, chiedendo nuove regole in materia di sicurezza e di depenalizzare le relazioni omosessuali. «Non possiamo dimenticare le vittime e la sofferenza prodotta nelle famiglie degli operai. Vanno abolite pratiche come la kafala, che ha permesso alle autorità di sequestrare i passaporti agli immigrati per impedire loro di lasciare il paese». La Danimarca ha annunciato che indosserà in Qatar una maglia “scolorita” per protestare contro le violazioni dei diritti umani, mentre alcuni capitani, su tutti l’inglese Harry Kane, avranno la fascia arcobaleno al braccio per manifestare contro la repressione delle relazioni omosessuali.

 

 

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Il Gazzettino