Giornalista lancia un servizio su un cannabis club e si licenzia in diretta

Charlo Greene
“Al diavolo questo lavoro. Ho smesso! Voglio impiegare tutte le mie energie per la legalizzazione della marijuana”. Queste parole non sono state pronunciate tra amici...

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“Al diavolo questo lavoro. Ho smesso! Voglio impiegare tutte le mie energie per la legalizzazione della marijuana”. Queste parole non sono state pronunciate tra amici a un tavolo di un pub ma in diretta tv davanti a migliaia di spettatori che per un attimo si saranno chiesti se stavano guardando il programma giusto.




La reporter Charlo Greene si è licenziata durante il telegiornale delle 10 di domenica sera sulla emittente KTVA-tv in Alaska. La donna ha lanciato, senza fare una piega, un servizio sull'Alaska cannabis club ma quando è rientrata in video ha messo su un piccolo spettacolino che sta facendo il giro del mondo. Con una compostezza disarmante ha spiazzato tutti, confessando di essere la proprietaria del club e di volersi battere per la legalizzazione della droga. «Voglio dedicare tutte le mie energie alla lotta per la libertà e l'equità che inizia con la legalizzazione della marijuana in Alaska».



Prima di uscire di scena, ovviamente, ha dedicato l'ultimo pensiero ai suoi anni da reporter: «E per quanto riguarda questo lavoro, non ho che una scelta. Fanculo, ho smesso». Charlo ha alzato i tacchi, ha fatto un'ultima smorfia alla telecamera e ha abbandonato il video. La linea è tornata immediatamente in studio dove una collega, visibilmente imbarazzata, ha farfugliato: «Ci scusiamo con gli spettatori per il linguaggio inappropriato. Torniamo subito».



All'interno dell'emittente si è scatenato un terremoto. La KTVA ha immediatamente postato le scuse su Twitter e dopo ha rilasciato un comunicato di poche righe: «Ci scusiamo per quello che è andato in onda stasera. La dipendente è stata licenziata».



Alla domanda sul perché abbia abbandonato in modo così plateale lo studio Charlo ha risposto di volere attirare l'attenzione su questo problema e sulla contorta legge che in definitiva non consente a chi fa uso di marijuana a scopo terapeutico di far valere i propri diritti. «Se ho offeso qualcuno, mi scuso, ma non sono dispiaciuta per la scelta che ho fatto» ha concluso la reporter.



L'Alaska ha una legge sull'uso della marijuana – è proprio il caso di dirlo – molto “fumosa” e questo consente delle zone grigie dove è facile che possano prendere piede delle iniziative al limite con la legalità. Chi possiede la carta medica per la marijuana, ad esempio, è autorizzato a possederla e farne uso, entro certi limiti. Il vero problema è la reperibilità del prodotto che, in mancanza di rivenditori e considerando la vendita illegale, consente a chi ne ha bisogno di mettere su delle piccole piantagioni. Ma non tutti sono in grado e il Cannabis club, nato nel mese di aprile e di cui la reporter è titolare, svolge proprio questa funzione: mettere in collegamento chi è in possesso di una prescrizione medica per l'uso della droga e chi ha le coltivazioni. Questi ultimi vengono risarciti con un “rimborso spese” che consente di dribblare il problema della vendita illegale.



Il 4 novembre, gli elettori dell'Alaska decideranno sull'opportunità di legalizzare l'uso ricreativo della marijuana come è già successo in altri paesi degli Usa, come in Colorado e nello stato di Washington. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino