Recep Tayyp Erdogan da 12 anni domina incontrastato la politica turca e oggi vola verso la vittoria alle elezioni presidenziali. A 60 anni, l'ex-ragazzino di Kasinpasa - il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Per molti turchi è il ''Sultano'', per i suoi fans ''Il Grande Uomo'', per gli oppositori ''Il Dittatore''. Fino all'anno scorso la sua cavalcata politica è stata perfetta. Nel 1994 Recep Tayyip Erdogan diventa sindaco di Istanbul. È un Erdogan dalla retorica già muscolare. «La democrazia è come un tram - spiega - quando si è arrivati dove si vuole si scende». Nel 2001 fonda il partito islamico Akp, trionfa alle politiche del 2002, diventa primo ministro. Abilmente vara riforme economiche europee, si converte in sostenitore di una adesione all'Ue. Incassa l'appoggio di Bruxelles nello scontro di potere con i generali garanti della laicità dello stato (a decine finiscono in prigione) e vince. Dà il via a una ambiziosa politica estera ''neo-ottomana''.
L'Akp trionfa alle politiche del 2007 e del 2011. L'economia viaggia a ritmi di crescita ''cinesi'', la Turchia è la 17ma potenza economica del mondo, il reddito procapite triplica. Il ''sultano'' Erdogan proclama la nuova grandeur del Paese, prevede di restare al potere almeno fino al 2023, quando si festeggeranno i 100 anni della Repubblica di Mustafa Kemal Ataturk, il solo politico turco che ormai gli fa ombra. Sposa la causa delle primavere arabe, rompe con Israele, flirta con Hamas e i Fratelli Musulmani, entra nell'asse sunnita con Qatar, Egitto e Arabia Saudita, si vede ''grande leader'' del Medio Oriente.
Ma nella primavera 2013 inizia il suo ''annus horribilis''. La sua politica siriana si rivela un boomerang. L'ex amico Bashar al Assad non cade. I gruppi jihadisti aiutati da Ankara dilagano. Finiranno per occupare anche il nord Iraq. Si incrinano i rapporti con Iran, Iraq, Russia e Egitto. Esplode la rivolta di Gezi Park. Milioni di giovani contestano la svolta autoritaria e l'islamizzazione del paese imposte dal premier, rivendicano più democrazia e libertà. E Erdogan ordina una feroce repressione: muoiono otto ragazzi, migliaia i feriti. Il mondo lo condanna. L'immagine del ''sultano'' si offusca.
Il 17 dicembre esplode la tangentopoli turca.
Il Gazzettino