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La guerra scoppiata a Gaza, scatenata dal massacro di Hamas il 7 ottobre, ha inevitabilmente oscurato il conflitto in Ucraina. Finora nessuno ha chiesto a Kiev di smettere di combattere e avviare un negoziato con Mosca ma, evidentemente, il Paese teme questo nuovo sviluppo. Lo dimostra il drammatico appello lanciato nei giorni scorsi dalla first lady Olenza Zelenska: «Se il mondo si stanca di aiutarci, ci lascerà semplicemente morire. Per noi è una questione vitale», ha dichiarato nell'intervista alla Bbc. I segnali di «stanchezza» dei Paesi che finora hanno sostenuto l'Ucraina, con finanziamenti cruciali per difendersi dall'esercito del Cremlino, sono evidenti. Davanti a tutti gli Stati Uniti, primo Paese finanziatore, dove il 6 dicembre l'ostruzionismo dei repubblicani ha di fatto bloccato il nuovo pacchetto da oltre 108 miliardi di dollari, di cui 60 per Kiev, chiesto dall'amministrazione Biden. In un'analisi molto dettagliata il quotidiano del Regno Unito “The Telegraph” ha spiegato come la controffensiva dell'Ucraina sia fallita o, per dirla con le parole di Volodymyr Zelensky, «non abbia ottenuto i risultati desiderati».
I nuovi piani di Putin
Nel frattempo Putin sembra aver messo proprio la guerra in Ucraina al primo posto dell'agenda per la campagna elettorale del prossimo anno a cui si è candidato ufficialmente per un quinto mandato presidenziale. Secondo gli analisti del think tank americano Isw, il capo del Cremlino vuole superare i malumori dei parenti dei soldati e mostrare al Paese di avere il pieno sostegno dell'esercito, in modo da rendere superflua qualsiasi discussione sulla guerra durante la campagna. I piani sono chiari e lo scenario è questo: l'Ucraina resta sotto attacco, possibilmente prendendo il controllo di Avdiivka, e forse Kupiansk (nel Donetsk) prima del voto che partirà il 15 marzo. Kiev però prova a non mollare pur se indebolita dal mancato successo della controffensiva e dai timori di essere abbandonata dal principale alleato: «L'esercito si sta preparando, nel 2024 costringeremo i russi a lasciare la Crimea per sempre», ha dichiarato il ministro della Difesa Rustem Umerov. Di fatto però gli ucraini, esausti, si ritirano dai campi minati della Russia e l'iniziativa passa agli invasori. La Russia avanza e i missili colpiscono nuovamente la capitale come accadeva dall'inizio della guerra. «Abbiamo davvero bisogno di aiuto» ha insistito Zelenska nella sua intervista alla Bbc. «Non possiamo stancarci, perché se lo facciamo, moriamo. Ci fa molto male vedere segnali che l'appassionata disponibilità che c'è stata finora può affievolirsi. Per noi è vitale. Fa male vedere ciò che sta succedendo», ha dichiarato la first lady ucraina, che ha ben presente come lo sforzo bellico del suo Paese, dopo quasi due anni dall'invasione russa, stia seriamente rischiando di dissolversi se venisse a mancare il corposo sostegno finanziario ricevuto finora.
«Adesso è il turno degli ucraini di trincerarsi, di cercare di mantenere ciò che hanno» scrive il Telegraph. «Come nel 1914, una linea fortificata corre lungo tutto il fronte, dal delta del Dnepr fino al confine russo. E, come allora, la tecnologia militare favorisce il difensore, così che piccoli guadagni vengono acquistati a costi terribili». La Prima Guerra Mondiale è finita in parte perché gli Alleati disponevano di maggiore manodopera. Questa volta invece è la Russia in vantaggio demografico, la sua popolazione è tre volte e un quarto quella dell’Ucraina. «Mosca - scrive il Telegraph - ha convertito un terzo della sua produzione civile prebellica in armi e munizioni».
La Russia sta vincendo la guerra?
L'attuale situazione di stallo era tutt’altro che prevedibile quando a giugno era stata lanciata la controffensiva.
Il blitz di Putin in Arabia Saudita e negli Emirati
Putin deve solo resistere un altro anno. Anche se Donald Trump non fosse rieletto - l’ex presidente non ha mai nascosto la sua ammirazione per il tiranno russo - i repubblicani del primo Paese finanziatore si sono ribellati alla guerra. L'ostruzionismo dei deputati del Gop ha di fatto bloccato il nuovo pacchetto da oltre 108 miliardi di dollari, di cui 60 per Kiev, chiesto dall'amministrazione Biden. Per molto tempo Putin ha avuto paura per oltrepassare i confini della Russia. A parte il mandato d'arresto internazionale, lo Zar temeva soprattutto di essere assassinato. Si era mosso all'estero solo per recarsi negli ex stati sovietici, le due dittature amiche: Iran e Cina. Questa settimana invece il blitz negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita. «Cosa gli ha dato la sicurezza necessaria per viaggiare in luoghi che hanno legami di sicurezza con l’Occidente?» domanda l'analista Daniele Hannan sul Telegraph. «È possibile che sia stata raggiunta una timida intesa? Potrebbe essere stato chiesto ai sauditi di sondarlo, in modo discreto e innegabile, come possibile preludio ai colloqui di pace?». Se così fosse allora le democrazie occidentali rischierebbero un disastro paragonabile a quello di Suez. La crisi di Suez nel 1956 scoppiò dopo l'occupazione militare del canale da parte di Francia, Regno Unito e Israele, a cui si oppose l'Egitto. Il conflitto si risolse solo quando l'Unione Sovietica minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e degli Stati Uniti. A quel punto britannici, francesi e israeliani, temendo l'allargamento della guerra, si decisero al ritiro. Oggi, secondo gli esperti, qualsiasi accordo che ricompensi l’aggressione russa all'Ucraina mostrerà al resto del mondo che la Nato non è riuscita a difendere e salvare un Paese che i suoi due membri più potenti, Stati Uniti e Regno Unito, volevano invece tutelare.
«Anche se questa volta non siamo noi stessi in guerra - scrive il Telegraph - siamo così coinvolti nella causa ucraina che una vittoria russa, e l’assorbimento del territorio conquistato, significherebbe una catastrofica perdita di prestigio per l’Occidente e il resto del mondo». Così la guerra di Putin contro Zelensky sarebbe destinata a cambiare gli equilibri geopolitici, l’intero assetto internazionale.
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