Schengen è in bilico, mentre l'Europa si prepara al peggio. «È salvo per ora», dice il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ma «sta per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sta però di fatto che una «larga maggioranza» di Paesi, e non soltanto i sei che attualmente hanno ripristinato i controlli (Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Francia, Danimarca), ha «invitato la Commissione a preparare le procedure per l'attivazione dell'articolo 26 nell'ambito del codice Schengen», come spiega il ministro olandese alla Sicurezza Klaas Dijkhof, presidente di turno del consiglio europeo. L'articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni: una misura che di fatto scardina la filosofia su cui è nata l'area di libera circolazione. La regola era stata inserita nel Codice Schengen nel 2013, dopo le Primavere arabe e le frizioni Berlusconi-Sarkozy, quando Parigi voleva bloccare il flusso di migranti a Ventimiglia. Ma l'articolo 26 rischia di essere usato per la prima volta a maggio, quando Germania e Austria saranno i primi due Paesi ad aver esaurito il tempo messo a disposizione dalle norme ordinarie, il 24 e 25, utilizzate fino ad oggi.
L'ipotesi di farvi ricorso era già stata paventata a dicembre, come strumento di pressione nei confronti della Grecia, assieme ad un'altra ipotesi, quella di creare una mini-Schengen. Le minacce erano poi rientrate, quando Atene aveva accettato le forze di intervento rapido Frontex. Ed è la gestione greca ad essere ancora una volta nel mirino. La penisola ellenica ora teme di restare isolata. I tecnici della Commissione Ue hanno già effettuato uno stress test alle sue frontiere e la valutazione definitiva planerà sul tavolo del summit dei leader di febbraio. Ma Atene - messa ancora una volta sul banco degli imputati dai Paesi del nord, ed in particolare dal ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere, «eserciteremo pressione affinchè faccia i suoi compiti» - prova a difendersi. Il ministro alle Politiche migratorie greco Yoannis Mouzalas, invoca la piena attuazione delle misure europee e chiede uno stop «all'ingiusto gioco di accuse». Carenze e ritardi, spiega, non sono sempre imputabili al suo governo, ed elenca una lunga lista di quello che a suo avviso sono «bugie e verità».
«Non è vero che non vogliamo Frontex.
Il Gazzettino