Meloni a Kiev, sostegno all'Ucraina e impegno nella ricostruzione: obiettivi e messaggi del viaggio del premier

Il sostegno di Meloni a Zelensky è dunque senza se e senza ma. Senza ombre. A maggior ragione per oscurare le posizioni di Berlusconi e Salvini

Le lacrime di fronte gli orrori di Bucha, le scarpe affondate nel fango accanto alla fossa comune dei civili massacrati dai russi. E poi la firma sulla bandiera ucraina e la...

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Le lacrime di fronte gli orrori di Bucha, le scarpe affondate nel fango accanto alla fossa comune dei civili massacrati dai russi. E poi la firma sulla bandiera ucraina e la scritta: «Dalla vostra parte». Non è stata una missione banale quella di Giorgia Meloni in Ucraina.

 

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Al di là del bilaterale con il presidente Volodymir Zelensky, la premier italiana con il suo viaggio alla vigilia del primo (e si spera ultimo) anniversario dell'invasione russa, ha scolpito sulla pietra e sul dolore del popolo ucraino l'impegno italiano a fianco di Kiev: «L'Italia non intende tentennare nel sostegno all'Ucraina e non lo farà».

 

IL DOPPIO BINARIO: INTERNO E INTERNAZIONALE

Una scelta non banale. Una scelta sottolineata e rimarcata anche per fugare i dubbi sulla coerenza del governo dopo le nuove esternazioni di Silvio Berlusconi contro Zelensky e a favore di Vladimir Putin. E dopo la rinnovata freddezza di Matteo Salvini per l'invio di armi all'Ucraina. Non è infatti un caso che sia stata proprio Meloni, durante la conferenza stampa di ieri, a tradurre la domanda (rivolta al presidente ucraino) di una giornalista italiana sulle eventuali preoccupazioni di Kiev per un possibile disimpegno italiano viste le dichiarazioni del Cavaliere. Insomma, è come se Meloni avesse alzato la palla a Zelensky affinché fosse lo stesso Zelensky a mettere in riga Berlusconi. E il presidente ucraino non si è sottratto. Anzi, ha colpito duro.

 

 

LA SCELTA DI CAMPO

Per Meloni attestare l'Italia nel cuore del fronte euroatlantico è indispensabile. La premier sa bene che se Roma sposasse, come ha fatto il suo amico ungherese Vicktor Orban, una linea filo russa rischierebbe un isolamento pesantissimo che andrebbe a sommarsi alle difficoltà incontrate con Parigi  in questi primi mesi di governo. E il primo esecutivo di destra-centro della storia repubblicana, insidiato dalla competizione di Berlusconi, rischierebbe. Il vertice celebrato all'Eliseo l'8 febbraio tra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e lo stesso Zelensky è stato infatti per Meloni una sorta di campanello di allarme. Trovarsi relegata ai margini della partita ucraina è suonato come un affronto e un avvertimento. Da qui la determinazione della premier a rimarcare in ogni modo possibile  il sostegno a Keiv. A partire con la fornitura dei costosissimi missili Sampt-T, cui però non seguirà al momento l'invio di caccia da combattimento.

 

LA PARTITA DELLA RICOSTRUZIONE

Il sostegno di Meloni a Zelensky è dunque senza se e senza ma. Senza ombre. A maggior ragione per oscurare le posizioni di Berlusconi e Salvini. In più, la premier investe molto sulla ricostruzione dell'Ucraina. Sta lavorando per celebrare a Roma, nella seconda metà di aprile, una conferenza internazionale per cercare di guidare la grande operazione della ricostruzione che seguirà alla guerra. Un segnale di speranza. E anche un segno dell'impegno della premier a spingere le imprese italiana a dare e a ottenere il massimo dal rilancio di un Paese distrutto da una invasione devastante.

 

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Il Gazzettino