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«Qui nel villaggio di Sincina nel Mali li conoscono tutti come Zanké e Djeneba. Quando gli stranieri si trasferiscono da noi per integrarsi meglio si fanno chiamare con nomi più semplici» racconta Salia, un giovane giornalista della regione di Koutiala, nel sud est del paese, non lontano dal confine del Burkina Faso. Zanké e Djeneba sono due Testimoni di Geova, si chiamano in realtà Rocco Langone, 64 anni, e la moglie Donatella Caivano, 62, originari di Ruoti, piccola città in provincia di Potenza. L’altra notte sono stati rapiti, insieme al figlio Giovanni, 42 anni, e a un cittadino togolese, da un gruppo jihadista.
I FAMILIARI IN ITALIA
In Italia cresce la preoccupazione della famiglia. «Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri familiari è molto pericoloso» ha detto Vito Langone, il fratello di Rocco «Chiedo allo Stato italiano che li faccia tornare a casa al più presto» ha aggiunto spiegando che l'altro figlio di Rocco, Daniele, «dovrebbe essere partito stamattina per la Farnesina».
Secondo il racconto della sorella di Rocco, Anna Maria Langone, Rocco era molto felice da quando si era trasferito in Mali: «Era felicissimo, si era trasferito in Mali perché lì si viveva bene e anche il clima,con il caldo asciutto, era favorevole». I due si erano sentiti telefonicamente quindici giorni fa «Era felicissimo». «L'altro mio fratello lo aveva sentito per telefono la sera prima del sequestro ed era tranquillissimo, ma i rapitori era già dietro la sua porta» ha raccontato.
IL BLITZ
Il commando, formato da uomini armati, è arrivato su un fuoristrada nel piccolo villaggio di Sincina, area rurale vicino a Koutiala, e si è diretto nella casa della famiglia italiana.
IL VIAGGIO
Rioti, il paese d’origine dei Langone è piccolo, ha poco più di 3mila abitanti. I Langone però risultano avere la residenza in Lombardia, a Triuggio, in provincia di Monza Brianza. Da lì sono partiti per arrivare fino a un villaggio del paese africano: «Sono molto conosciuti e integrati» dicono da Sincina. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sta seguendo con attenzione la vicenda, come sempre succede in questi casi è probabile che presto arrivi una richiesta di riscatto, ma è anche necessaria grande riservatezza. L’Unità di crisi sta facendo tutte le verifiche necessarie, mentre il governatore della Basilicata, Vito Bardi, scrive su Twitter: «Il mio pensiero va alle famiglie di Rocco, Donatella e Giovanni, i tre potentini rapiti in Mali. Seguirò personalmente tutti gli aggiornamenti con la Farnesina». Marco Alban è responsabile del settore Cooperazione internazionale di Cisv (membro della Focsiv), una onlus che opera nel centro-nord del Mali, e all’AdnKronos ha spiegato: «La zona di Koutiala ha un grande radicamento cattolico-cristiano, ci sono diverse missioni religiose. Proprio lì nel 2017 avevano rapito la suora colombiana Gloria Cecilia Narvaez. Anni prima a Timbuktu, nel nord del Mali, era stata rapita una missionaria che distribuiva Bibbie: liberata, è stata poi rapita una seconda volta. A differenza di paesi come il Niger euna relativa calma». Tra i precedenti va ricordato anche quello di un giornalista freelance Burkina Faso dove gli attacchi sono più o meno sporadici e i rapimenti non hanno una connotazione specifica, mi sembra che in Mali si stia mirando a persone che svolgono una certa attività confessionale. Dal 2012 i problemi con i gruppi jihadisti sono stati prima al Nord e poi al centro del Paese. Il Sud è stato finora più o meno risparmiato: lì regna francese di 47 anni, Olivier Dubois, che è stato rapito nell’aprile dell’anno scorso a Gao, nel nord del Mali, dal qaedista Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del Sahel. Da allora non è mai stato liberato.
Rapita in Burkina una suora, a rischio i missionari presenti nelle zone calde e il Vaticano trema
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Il Gazzettino