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Il Madagascar vive quella che può essere definita la prima carestia causata dai cambiamenti climatici. Nel sud del Paese la popolazione sopravvive mangiando cavallette e foglie di cactus. È quanto afferma il Programma alimentare mondiale (WFP) che ricorda come questa regione è interessata ormai da anni dalla siccità. La mancanza di pioggia impedisce i raccolti e le comunità rurali hanno esaurito le loro scorte alimentari. Il paesaggio è dunque sempre più disperante con villaggi circondati da campi aridi e piante di pomodoro completamente bruciate per la mancanza di acqua. Chi viveva del lavoro dei campi è stato costretto a scelte disperate per sopravvivere, come la vendita del bestiame per ottenere il denaro utile ad acquistare gli alimenti che fino a poco tempo fa questi agricoltori producevano autonomamente. Ma c'è anche chi ha dovuto vendere la casa e la terra. Sempre più spesso poi le famiglie sono costrette a ritirare da scuola i bambini per utilizzare le forze di tutti i membri della famiglia per provare a sopravvivere. Ciò implica un impatto negativo sull'istruzione dei giovani.
Il Madagascar, la quarta più grande isola del mondo, possiede un ecosistema unico che comprende piante e animali che non si trovano in nessun altra parte del mondo. Normalmente il Paese vive una stagione secca da maggio a ottobre e una stagione delle piogge che inizia a novembre. I cambiamenti climatici hanno modificato questo ciclo naturale danneggiando irrimediabilmente i piccoli agricoltori. E secondo il Programma Alimentare Mondiale il dramma che si vive in Madagascar potrebbe riguardare presto altri Paesi se non ci si prepara a reagire agli shock climatici. È dunque importante usare l'opportunità della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, perchè i governi si concentrino sulla gestione del rischio piuttosto che sulla risposta alle crisi.
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