Ikea, errore alla cassa automatica: padre e figlia finiscono in prigione

Un semplice pomeriggio di compere da Ikea si è trasformato in un'autentica odissea per Émilie Guzzo, arrestata insieme a suo padre per un banale errore alla...

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Un semplice pomeriggio di compere da Ikea si è trasformato in un'autentica odissea per Émilie Guzzo, arrestata insieme a suo padre per un banale errore alla cassa self service. La giovane ha raccontato l'incredibile vicenda su Twitter, avvenuta lo scorso 8 ottobre nel centro commerciale a Strasburgo, in Francia. «Bene, adesso vi racconto di come sono finita in custodia cautelare a causa dei "tupperware" di Ikea», ha esordito Émilie.


«Lunedì scorso sono andata da Ikea con mio padre per comprare dei barattoli di vetro che avevamo visto online - scrive la francese - ne abbiamo presi quattro che erano chiusi con un coperchio (dettaglio importante per il seguito)». Padre e figlia pagano separatamente gli articoli alla cassa automatica, ma quando stanno per uscire dal centro commerciale un agente della sicurezza li blocca. «L’agente ci ferma dicendo che abbiamo passato male lo scanner sui barattoli. Lo lasciamo controllare e in effetti c’erano un prezzo sul coperchio e un altro per il barattolo. Io non me ne ero accorta, dunque dico all’agente che è colpa mia, li ho presi assieme così com’erano e non ho controllato». 

Fin qui nulla di strano, una semplice disattenzione che può capitare a tutti. I protagonisti della vicenda chiedono di poter pagare gli articoli e andare via, ma l'agente spiega che devono prima aspettare l'arrivo di un suo superiore. «Il direttore (svedese credo) chiede a mio padre che cosa è successo, lui lo racconta da capo e si scusa ancora, vuole pagare - spiega Émilie - ma il direttore guarda mio padre e gli dice ”insomma avete rubato”. Mio padre risponde ”no, le dico che non abbiamo fatto attenzione, colpa nostra, ma non abbiamo voluto rubare”, ma il direttore continua trattandoci da ladri e mio padre comincia a innervosirsi».
 

La discussione degenera e il direttore dell'Ikea di Strasburgo decide di chiamare la polizia. «La poliziotta viene da me e mi dice ”la portiamo via per furto organizzato, adesso arriva un’altra pattuglia per trasportare suo padre, lei viene con me” e aggiunge ”se provi a scappare ti sparo con il taser”». Padre e figlia arrivano in carcere e la situazione precipita: «Ci dicono che staremo in cella 24 ore, mio padre cerca di spiegare di nuovo la situazione, dice che il giorno dopo deve lavorare e io pure, nessuno ci ascolta. Comincio a diventare bianca, ripeto che ho solo sbagliato a passare lo scanner sul prezzo dei barattoli».

I due vengono davvero messi in cella, definita da Émilie «minuscola e sporchissima», ma improvvisamente arriva la svolta. Al commissariato cambia il turno e il nuovo agente, di fronte alle lamentele dei due "detenuti", capisce che qualcosa non torna. E nel giro di tre ore padre e figlia vengono scarcerati. 


Alla fine sono arrivate le scuse di Ikea, che ha twittato: «Privilegiamo sempre il dialogo e ci rincresce sinceramente per questa situazione. Ci impegniamo a ritirare la nostra denuncia e presentiamo le nostre scuse». Con un pizzico di ironia Émilie ha così riassunto la vicenda: «Fate attenzione alle casse, passate bene i vostri articoli e non dimenticate che potete andare in custodia cautelare per dei barattoli».
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Il Gazzettino