«Una cosa mai vista», ripetono ossessivamente i soccorritori con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall'emozione. Davanti a quel che resta di madri...
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Il dramma di Mati, il villaggio a 40 km da Atene che non esiste più, dove un rapidissimo muro di fuoco ha ucciso 26 persone, riassume tutto l'orrore di questa catastrofe che si è abbattuta sull'estate greca delle vacanze, dello svago, delle giornate passate in spiaggia. Incenerendola, letteralmente.
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La macabra scoperta di questa «nuova Pompei», come l'hanno subito definita testimoni e pompieri che setacciavano la zona in cerca di superstiti, è giunta all'alba, quando il bilancio dei morti degli incendi dell'Attica orientale aveva già superato i venti morti. Le vittime di questa cittadina sono tutti turisti - per lo più greci, che da queste parti hanno le seconde case per le vacanze - sorpresi dalla fiamme in piena notte, molti appartenenti alla stessa famiglia. Si sono riuniti nel prato che era in mezzo alle villette, cercando di spingersi verso il mare della cosiddetta Costa d'argento. Ma la scogliera di quel tratto di mare è stata la loro condanna a morte: nel panico e tra il fuoco e il fumo che stavano per raggiungerli, non hanno visto il sentiero che scendeva verso il mare. «Il calore era così intenso che abbiamo visto l'alluminio delle auto bruciate sciolto a terra», racconta Stratos, un fotoreporter arrivato sul posto stamattina, prima che le autorità isolassero la zona.
«C'erano alberi e pali della luce che bruciavano.
Il Gazzettino