Gilet gialli, mea culpa tra i Cinquestelle: «Che errore averli corteggiati»

Nel giorno in cui a Parigi esplode la guerriglia dei gilet gialli, il Movimento resta in trincea nel tentativo di nascondere il profondo imbarazzo per quella che sarebbe potuta...

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Nel giorno in cui a Parigi esplode la guerriglia dei gilet gialli, il Movimento resta in trincea nel tentativo di nascondere il profondo imbarazzo per quella che sarebbe potuta diventare una liaison a tinte forti. «Gilet gialli, non mollate!». Dopo l'appello ai rivoltosi francesi lanciato a gennaio su Le Monde e sul blog delle Stelle da Luigi Di Maio, l'ordine di scuderia è quello di troncare. Sopire.

E ribaltare il tavolo. Porte chiuse ai gilet gialli. È finita, o quasi. Il film è completamente cambiato. Neppure un mese fa, era stato proprio l'incontro segreto tra Di Maio, Di Battista e il leader francese Christophe Chalencon che aveva preconizzato una specie di rivolta di paramilitari per deporre il presidente Macron a suscitare il polemico ritiro dell'ambasciatore francese in Italia. Oggi, anche se dopo lunghe ore di incertezza e silenzio, Di Maio alza il telefono, chiama il diplomatico, «condanna in maniera assoluta le violenze» ed esprime la «sua vicinanza e quella del governo italiano» alla Francia. A rafforzare la palingenesi anti-gilet maturata dopo la sbornia barricadera, arrivano anche le note di condanna da parte del Movimento.
 

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«AZIONI INDIFENDIBILI»
Da Bruxelles, gli eurodeputati grillini parlano dei tumulti francesi come di «azioni indifendibili» e condannano anche loro «nel modo più assoluto gli scontri con la polizia», in quanto «il cambiamento richiesto a gran voce dalla maggioranza dei cittadini non può che passare attraverso gli strumenti e i canali pacifici della democrazia». «Il Movimento 5 Stelle da sempre è contro la violenza», ribadisce per parte sua il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano. E anche lo stellato Sergio Battelli, ripete al Messaggero che il M5s condanna «senza alcuna esitazione gli assurdi episodi di Parigi perché violenza e saccheggi non possono essere tollerati» e cala sul possibile matrimonio con i cugini d'Oltralpe quella che sembra una pietra tombale. «Noi del M5s spiega il presidente grillino della Commissione Affari europei - abbiamo sempre portato avanti le nostre istanze in modo pacifico e democratico, porte chiuse a chi scende in piazza e provoca disordini. A oggi non mi pare ci siano più le condizioni per un'alleanza: nessun dialogo con chi utilizza il linguaggio della violenza».
 

Eppure l'ombra di quell'appello lanciato poco tempo fa da Luigi Di Maio fatica a diradarsi. Non erano stati già abbastanza violenti quei gilet che il capo politico aveva incitato a non mollare poco più di due mesi fa? «Era solo una proposta di dialogo politico e non istituzionale, intendevamo rivolgerci a quella parte pacifica dei gilet che volesse condividere con noi istanze democratiche condivise», chiosa Battelli. Che allontana con parole lapidarie anche la sfortunata trasferta di Dibba e Di Maio a casa di uno dei leader dei gilet, il fabbro golpista Chalencon: «Nessun dialogo con questo tipo di persone». La ferita però brucia. E c'è chi, all'indomani dei nuovi disordini a Parigi, non esita a condannare gli scontri, ma anche la gestione dell'intera vicenda culminata nella sfortunata trasferta francese del leader a Cinque Stelle. Una vicenda che ha lasciato profonde cicatrici nel corpaccione stellato. «Allora restai molto sorpresa e contrariata. Non credo che un capo politico possa agire di sua iniziativa senza valutare insieme all'assemblea dei parlamentari azioni di quel genere. È stata una visita inopportuna e imbarazzante. Suggerisco in futuro maggiore prudenza, date le numerose cariche che riveste il nostro leader», commenta la senatrice ortodossa Paola Nugnes.

LA DIFESA DEL CAPO POLITICO

«Lo dissi in tempi non sospetti che era una mossa sbagliata, stupida e azzardata. Ma si è deciso di farla comunque, e adesso bisognerà che chi l'ha concepita se ne assuma la responsabilità», sono le parole affilate della senatrice Elena Fattori. Parigi riattizza i malumori. Ma nel M5s, c'è anche chi è pronto a difendere Luigi Di Maio. «È stato trascinato in quella farsa da Di Battista, certe zingarate al governo non possiamo più permettercele ed è ora di dire basta all'improvvisazione», attacca un parlamentare stellato. Disordini a Parigi, tumulti nel Movimento.
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Il Gazzettino