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La Gran Bretagna non trova pace. Tornano sopra quota 40.000 dopo due giorni di pausa, seppur di poco, i contagi giornalieri da Covid nel Regno Unito, indicati oggi a 40.954, mentre i morti risalgono a 263, seppure appesantiti dal ritardo statistico di parte dei dati relativi al weekend non conteggiati l'altro ieri e ieri, quando erano scesi a 38. Resta invece sotto il livello di guardia il totale dei ricoveri in ospedale, incrementatisi da 8200 a 8600 circa, ma lontano dai picchi di 39.000 registrati all'epoca delle ondate dei mesi scorsi grazie all'effetto barriera attribuito al doppio vaccino somministrato finora nel Paese all'80% della popolazione over 12.
Il trend settimanale dei nuovi casi, su una media di tamponi compresa fra gli 800.000 e il milione al giorno, si conferma peraltro in leggero calo per la prima volta da un mese secondo i dati ufficiali (-0,4%).
Covid, Gran Bretagna verso l'obbligo del pass, Johnson vacilla davanti al boom di contagi e morti
Pur non senza predicare cautela e avvertire che «è ancora presto per trarre conclusioni» positive sul lieve calo settimanale della curva dei contagi. Fra gli esperti, intanto, c'è chi insiste sulla necessità di valutare un passaggio in tempi rapidi al piano B, anche se due documenti governativi trapelati nelle scorse ore indicano in circa 18 miliardi di sterline il costo che potrebbe pesare sul Paese in caso di ritorno al lavoro da casa generalizzato; e stimano solo un modestissimo impatto sulla riduzione dei casi in caso di attuazione di un Green Pass come quello considerato accettabile oltre Manica (limitato a discoteche, concerti o eventi sportivi). Non mancano d'altronde specialisti che iniziano a essere più ottimisti sull'esito dell'intensificazione del piano A come il professor Anthony Harnden, epidemiologo e vicepresidente del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), secondo cui la nuova accelerata sui vaccini starebbe in effetti aiutando a «vincere la battaglia» contro il Covid nel Regno Unito anche senza nuove restrizioni.
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