«Il motore di ricerca di Google è truccato»: dopo i media e i social, Donald Trump prende di mira anche i giganti del web, accusandoli di privilegiare nelle...
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In altre parole li hanno truccati, per me e altri, in modo che quasi tutte le storie e notizie siano cattive. La fake Cnn è prominente. I media repubblicani/conservatori e i media corretti sono esclusi», ha denunciato nel primo di una raffica di tweet mattutini. «Illegale?», si chiede, sostenendo che «il 96% dei risultati su 'Trump news' provengono da media di sinistra, molto pericoloso». Quindi l'accusa, che non sembra riguardare solo l'azienda di Mountain View: «Google e altri stanno sopprimendo le voci dei conservatori e nascondendo informazioni e notizie che sono buone.
Poco dopo il suo consigliere economico, Larry Kudlow, ha annunciato che l'amministrazione Usa «sta dando un'occhiata» per valutare se Google e il suo motore di ricerca debbano essere regolati dal governo: è ciò che più temono i colossi del web. Google, le cui azioni in Borsa sono calate (-0,49%) in una giornata positiva per i listini americani, ha reagito fermamente con un comunicato garantendo che il proprio motore di ricerca «non è usato per fissare un'agenda politica» e che «non facciamo pendere i nostri risultati verso alcuna ideologia politica». «Quando gli utenti fanno richieste su Google search, il nostro scopo è assicurarci che ricevano le risposte più rilevanti in pochi secondi», ha aggiunto Google, ricordando lo sforzo incessante di migliorare i suoi algoritmi per ottimizzare la qualità delle ricerche. A determinare i risultati infatti sono algoritmi che tengono conto di oltre 200 fattori per il ranking delle pagine web, tra cui la quantità e la qualità dei contenuti pubblicati dai vari siti e la quantità di pagine che linkano quella pagina.
È gioco forza quindi che i media più grandi, autorevoli e cliccati, come il Nyt o la Cnn, dominino i risultati di ricerca. Ma forse questo Trump non lo sa o finge di non saperlo. I suoi tweet sembrano essere stati ispirati ancora una volta dalla Fox, che ieri ha rilanciato un articolo del blog conservatore Pj Media in cui Paula Bolyard afferma di aver condotto uno studio «non scientifico» secondo cui il 96% delle ricerche su Google con la parola 'Trump' sono articoli di siti di sinistra. La mossa del tycoon rientra comunque nel suo uso disinvolto delle teorie cospirative e in un attacco più generale a tutti i tipi di informazione. La scorsa settimana, dopo il bando dell'estremista Alex Jones da Fb e Twitter, aveva attaccato i social media per aver sospeso l'attività di personalità della destra americana, parlando di «censura» e «discriminazione». Il suo ultimo affondo arriva una settimana prima dell'audizione al Congresso dei top executive della Silicon Valley, chiamati a rispondere della gestione delle loro piattaforme anche in vista delle elezioni di midterm. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino