Il piccolo Charlie Gard deve morire. Anche la Corte europea dei diritti umani, come prima avevano fatto i tribunali del Regno Unito nei vari gradi d'appello, si è...
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Ma non ci sono riusciti nonostante avessero raccolto con una colletta, a cui hanno partecipato 83 mila persone, ben 1,3 milioni di sterline, quanto serviva per pagare il trasferimento e le costosissime terapie negli Usa. Una speranza era stata alimentata nei giorni scorsi proprio dai giudici europei che avevano imposto misure preventive per continuare a tenere in vita Charlie in attesa che la corte di Strasburgo si pronunciasse in via definitiva. Nel loro ricorso i genitori del bimbo avevano sostenuto che l'ospedale di Londra aveva bloccato l'accesso a un trattamento per mantenere in vita il piccolo violando cosi il diritto alla vita e anche quello alla libertà di movimento. Inoltre, avevano denunciato le decisioni dei tribunali britannici «come un'interferenza iniqua e sproporzionata nei loro diritti genitoriali».
Ma la corte europea alla fine ha respinto la loro istanza tenendo conto «del considerevole margine di manovra che gli Stati hanno nella sfera dell'accesso alle cure sperimentali per malati terminali e nei casi che sollevano delicate questioni morali ed etiche». È stato affermato quindi che non spetta al tribunale di Strasburgo il compito di sostituirsi alle competenti autorità nazionali. Inoltre i giudici hanno rilevato che «le decisioni dei tribunali nazionali sono state meticolose e accurate e riesaminate in tre gradi di giudizio con ragionamenti chiari ed estesi che hanno corroborato sufficientemente le conclusioni a cui sono giunti i giudici».
Quindi ora spetta solo ai medici di Londra decidere quando staccare la spina a Charlie. Un portavoce dell'ospedale ha espresso la vicinanza dell'istituto ai genitori e tentato di rassicurare sul fatto che le prossime decisioni sul regime di terapie del bimbo non verranno prese in fretta ma questo non può neanche lontanamente lenire il dolore dei Gard.
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Il Gazzettino