Catalogna, è il giorno della verità: Puigdemont sancirà la via dell'indipendenza

dal nostro inviato Il parco della Ciutadela è blindato, ogni dieci metri c’è una pattuglia dei Mossos...

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Il parco della Ciutadela è blindato, ogni dieci metri c’è una pattuglia dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, a proteggere il Parlamento. Sul cielo ci sono due elicotteri che volano sul Parlamento: uno dei Mossos, l'altro della Polizia nazionale e anche questo non è un buon segnale. La gente nelle caffetterie di Eixample s’interroga su cosa succederà dopo che alle 18 il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, avrà ufficializzato l’esito del referendum del primo ottobre e sancito la Dui, dichiarazione unilaterale di indipendenza. Potrebbe farlo in modo light, rinviandone gli effetti in modo da consentire una mediazione. O potrebbe al contrario premere il piede sull’acceleratore, scegliendo una linea più dura, come chiede una parte degli indipendentisti. 

«Potrebbe succedere di tutto - dice Lluis, un trentacinquenne che la notte che ha preceduto il referendum ha occupato una scuola in una piccola città dei dintorni di Barcellona per consentire il referendum e resistito alla carica della polizia nazionale -, potrebbe succedere anche che Madrid decida di arrestare Puigdemont. Entriamo in un terreno sconosciuto, visto che è la prima volta che succede tutto questo, ma il grande errore che sta commettendo il governo spagnolo e che ha commesso anche il re è non dialogare con i catalani, pensare che sia solo un problema del governo della Generalitat. Sono miopi». 

Per ora Madrid, ma soprattutto la magistratura, sta preparando il campo per un intervento traumatico. Da una parte c’è la politica: Pp, Psoe e Podemos chiedono a Puigdemont di fermarsi prima di fare qualcosa di irreversibile, Ciudadanos è per la linea dura, l’applicazione immediata dell’articolo 155 per sospendere l’autonomia della Catalogna. In parallelo la Guardia civil ha chiesto al tribunale nazionale di bloccare i conti di Anc e Omnium, le due potenti associazioni indipendentiste motore di questa iniziativa per la secessione. Resta la regina di tutte le domande: come reagirà la piazza a un intervento di questo tipo?


Intanto, gli occhi del mondo oggi sono puntati su Barcellona, ormai sono un migliaio i giornalisti e gli operatori accreditati nella sede del Parlamento. Tutti con il fiato sospeso in attesa di quello che succederà a partire dalle 18. «È una follia, una minoranza sta tenendo in scacco la Catalogna e portandoci verso il baratro, le banche e le imprese stanno fuggendo, c’è chi sta portando i propri risparmi fuori dalla Catalogna» racconta Alfredo, studente di 24 anni, contrario all’indipendenza. «Noi vogliamo solo votare - replica Lluis, indipendentista di 35 anni- spiegatelo al resto di Europa, fateci votare come avvenuto in Scozia. E accetteremo il risultato». Intanto, per oggi vicino al Parlamento sono annunciate due manifestazioni: una unionista, l’altra indipendentista.
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Il Gazzettino