"11 settembre", l'intelligence accusa Bush: ha mentito sulle responsabilità di Saddam Hussein

George W. Bush viene avvertito degli attentati alle Torri Gemelle
Segreti scottanti vengono alla luce e gettano sospetti inquietanti sull’ex presidente George Bush. Per iniziativa di fonti di stampa conservatrici (New York Post, Washington...

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Segreti scottanti vengono alla luce e gettano sospetti inquietanti sull’ex presidente George Bush. Per iniziativa di fonti di stampa conservatrici (New York Post, Washington Times) si torna a dibattere degli attentati dell’undici settembre 2001, e in particolare di chi finanziò i 19 dirottatori-kamikaze. Sembra che mentre George Bush stava preparando la guerra contro l'Iraq, sostenendo che il dittatore Saddam Hussein aveva avuto un ruolo negli attacchi a New York e Washington, in realtà sapeva già che se c'era stato un Paese che aveva veramente aiutato i terroristi non era stato l’Iraq ma l'Arabia Saudita.




Ventisette pagine delle 800 che compongono il rapporto dell'intelligence presentato al Congresso, censurate e rimaste segretissime per 10 anni, sono state lette da due deputati che hanno chiesto al presidente Obama di renderle pubbliche. I due non hanno voluto violare la legge e rivelare cosa hanno letto in quelle pagine, dedicate a spiegare da dove venivano i finanziamenti degli attacchi, ma la notizia è comunque trapelata. Proprio come aveva denunciato Michael Moore nel suo documentario “Fahrenheit 9/11” i 19 dirottatori-kamikaze avevano ricevuto lauti contributi dall’Arabia Saudita. E non solo da qualche ricco parente estremista, com’era stato detto e ripatuto. Quindici dei diciannove dirottatori erano sauditi, e si è sempre sospettato che i loro ricchi parenti li avessero aiutati finanziariamente e logisticamente. Ma la denuncia comparsa in questi giorni sulla stampa Usa è di tenore ben diverso: il coinvolgimento sarebbe ai massimi livelli governativi. E George Bush, la cui famiglia di petrolieri era legata da decennale amicizia con i sauditi, ha creduto (o voluto credere) alle rassicurazioni dell’ambasciatore Bandar, che solo due giorni dopo gli attentati ottenne di far alzare in volo vari aerei per riportare in patria 144 connazionali residenti negli Usa. E’ bene ricordare che allora nessuno, neanche il padre del pesidente, Bush senior, poteva volare: tutti gli aerei erano fermi, per chiunque. Tranne che per i 144 vip sauditi. E anche questo fatto fu denunciato da Moore nel suo documentario.



I due deputati che hanno chiesto a Obama di intervenire sono Walter Jones della Carolina del Nord e Stephen Lynch del Massachusetts, rispettivamente un repubblicano e un democratico. In perfetto accordo bipartisan i due hanno presentato la richiesta di pubblicazione delle 27 pagine censurate. Ma l’Huffington Post ha intervistato direttamente l’ex senatore Bob Graham, democratico della Florida, che era stato a capo della Commissione Intelligence, e che quelle pagine le ha lette: «Non posso rivelare il nome del Paese» ha affermato. Ma poi ha aggiunto che proprio in questo periodo in cui il Regno Saudita sta attaccando gli Stati Uniti per la loro politica verso il Medio Oriente, e in particolare per le aperture dell’Amministrazione Obama verso l’Iran, sarebbe bene per gli americani capire che “alleati perfidi” siano i sauditi. Ha anche spiegato che il fatto che quelle pagine rimangano segrete impedisce alle migliaia di americani che hanno sofferto per gli attentati di fare ricorso in tribunale e chiedere “al regno dell’Arabia Saudita” il pagamento dei danni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino