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Scontri ieri a Brasilia, capitale del Brasile, dove i sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno violato la sicurezza del Congresso, dei ministeri e del palazzo presidenziale. Il nuovo presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, non si trovava nel palazzo, ma era in visita ufficiale alla regione di San Paolo. La polizia ha usato spray al peperoncino e gas lacrimogeni nel tentativo di controllare i manifestanti che avevano sfondato i cordoni e occupato la Esplanada dos ministerios, dirigendosi verso il Parlamento. Un gran numero di manifestanti è riuscito a invadere il Senato e la Camera dei deputati, la Corte di cassazione e il Palazzo presidenziale, di cui hanno infranto le finestre, per poi salire sul tetto a sventolare la bandiera brasiliana. Nella notte è arrivata la dura condanna sia da parte degli Usa che dell’Unione Europea. «Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati». Così il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
I SOVRANISTI
Dal canto suo l’ex ministro della giustizia di Bolsonaro e attuale capo della sicurezza pubblica di Brasilia, Anderson Torres, ha affermato che «i criminali non rimarranno impuniti». Ma non è la prima volta che le folle di sovranisti filo-Bolsonaro ricorrono alla violenza. Anche a dicembre, nel giorno in cui le autorità avevano certificato la vittoria di Lula, il candidato della sinistra, i sostenitori di Bolsonaro avevano attaccato la centrale della polizia e dato alle fiamme automobili e autobus.
Bolsonaro, esponente della destra, ha lasciato il Paese lo scorso 30 dicembre ed è andato in Florida invece che restare in Brasile e passare le consegne al suo successore in modo pacifico e democratico nel giorno dell’insediamento, il primo gennaio. Seguendo l’esempio di Donald Trump, il brasiliano ha insistentemente sostenuto che c’erano stati brogli elettorali e aveva rifiutato di accettare il risultato delle presidenziali, che si erano risolte con il ballottaggio.
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Il Gazzettino