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Londra è una Greater city. Berlino invece, è al contempo città e Land. Più o meno, comune e Regione. Parigi? Non solo Grand Paris (perché unita alla circostante regione dell'Île-de-France) ma anche Métropole, in coordinamento con i 130 centri del suo hinterland. E poi ci sono Madrid e la sua Comunidad autonoma o Bruxelles, totalmente libera in termini amministrativi. Ogni grande Capitale europea in pratica, presto o tardi ha visto esserle riconosciuto uno status speciale da parte dello Stato. Non Roma però. La città eterna, al netto di alcuni «interventi straordinari» associati a qualche grande evento, è una normale città di una normale regione. Da anni (la prima legge per Roma Capitale risale ai mondiali di calcio del 1990), governi di qualsiasi colore ci hanno provato senza successo. Ora però, forte di una maggioranza parlamentare netta, di un innegabile radicamento territoriale e di una situazione non più sostenibile, la Capitale sembra destinata a un destino diverso.
IL GOVERNO
«Il 2023 sarà con certezza l'anno in cui Roma acquista il suo status legislativo di Capitale». Il governo, dai sottosegretari meno in vista ai più vicini a Giorgia Meloni (che ha firmato l'iniziativa legislativa di cui si dibatte), non ci gira più attorno. Come anticipato in un'intervista al Messaggero dal ministro Francesco Lollobrigida quello appena iniziato può essere il governo giusto per il riconoscimento in Costituzione di un ruolo sui generis per la Capitale. D'altro canto, come le esperienze del resto d'Europa insegnano, non si può più attendere dal compensare Roma per il ruolo che svolge, riconoscendogli autonomia nella gestione delle risorse e nell'esercizio del potere. Londra ad esempio (unica città citata che territorialmente si estende su un'area maggiore di Roma) con gli Authority Acts del 1999 e del 2007 è diventata tutt'uno con il suo hinterland, accorpando ai poteri legislativi tradizionali, norme in deroga e strutture finanziarie ad hoc per gestire trasporti, ambiente, pianificazione del territorio, sviluppo economico, polizia.
LA CAPITALE
Tant'è che, oltre ai ministri di Fratelli d'Italia e agli altri partiti di centrodestra («È la nostra priorità» ha ricordato proprio ieri il commissario di FI per Roma Maurizio Gasparri), a concordare sono tanto il Sindaco dem Roberto Gualtieri che i principali candidati alle Regionali del Lazio del 12 febbraio. «Camera ardente e funerali del Papa emerito sono l'esempio lampante - spiega l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, in corsa per il Pd - Oggi (ieri ndr) abbiamo in campo oltre 30 uomini, 5 ambulanze e due presidi fissi, senza alcun riconoscimento da parte dello Stato. E questo accade ogni giorno, in tutta la città, ogni qualvolta Roma ospita un grande evento, che sia istituzionale o meno». Sulla stessa linea d'onda, per una volta, anche l'avversario Francesco Rocca, in quota FdI e centrodestra. «L'analisi fatta dal ministro Lollobrigida è pienamente condivisibile - spiega l'ex presidente della Croce Rossa - Roma merita da tempo poteri speciali, come le altre grandi capitali mondiali. Lo status consentirà di renderla più forte e competitiva, anche in relazione alle candidature per i grandi eventi. E questo si trasformerà in un valore aggiunto per tutto il territorio regionale».
Il Gazzettino