Nuovo venerdì di sangue in Afghanistan dove due moschee, una sciita a Kabul ed una sunnita nella provincia occidentale di Ghor, sono state al centro della spietata azione...
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Nella capitale ad essere colpita è stata la moschea dell'Imam Zaman dove l'attentatore, che nascondeva sotto i vestiti una letale carica esplosiva, è riuscito ad entrare mescolandosi con la gente ed ha atteso pazientemente che tutti prendessero posto prima di cominciare a sparare e poi provocare lo scoppio. Il portavoce del ministero dell'Interno, Najib Danish, ha reso noto che in questa operazione i morti, fra cui anche donne e bambini, sono stati 39 ed i feriti 45. Una decina di feriti sono stati portati nell'ospedale di Emergency di Gino Strada, e uno di questi, una donna è morta subito dopo il ricovero.
Si deve ricordare che questa moschea, frequentata da musulmani sciiti, era già stata attaccata meno di due mesi fa, il 25 agosto scorso, da un commando armato che aveva ingaggiato uno scontro a fuoco di quattro ore con le forze di sicurezza afghane. I morti furono in quella occasione oltre 30, e i feriti 80. Poco prima, nella piccola provincia occidentale di Ghor, un altro kamikaze, che intendeva prendere di mira Fazal Ahmad, un comandante di una milizia locale rimasto poi effettivamente ucciso, ha fatto irruzione in una moschea sunnita attivando l'esplosivo che aveva indosso durante la preghiera serale. Per raggiungere il suo obiettivo però, ha precisato Danish, «l'attentatore suicida non si è fatto scrupolo di sacrificare la vita di 33 civili innocenti, ferendone altri dieci».
Il duplice attentato è stato duramente condannato dal presidente della repubblica Ashraf Ghani, che lo ha definito «un crimine contro l'umanità e contrario ai valori dell'Islam».
Il Gazzettino