Manovra, web tax al 3% ma non applicata al commercio elettronico. E più sgravi sui figli

Manovra, web tax al 3% ma non applicata al commercio elettronico. E più sgravi sui figli
La data di avvio della web tax resta fissata al 2019 e il nuovo tributo non sarà allargato al commercio elettronico come era stato ipotizzato nel passaggio della legge di...

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La data di avvio della web tax resta fissata al 2019 e il nuovo tributo non sarà allargato al commercio elettronico come era stato ipotizzato nel passaggio della legge di Bilancio tra il Senato e la Camera. A Montecitorio la tassazione dei colossi digitali era rimasto uno dei principali nodi da sciogliere insieme a quello relativo ai fondi per la famiglia: su quest'ultimo capitolo è emersa alla fine la disponibilità di risorse sia per la proroga integrale del cosiddetto bonus bebè, sia per l'innalzamento della soglia di reddito entro la quale i figli sono a carico dei genitori ai fini dell'Irpef e quindi fanno scattare per loro il diritto alle detrazioni. La discussione in commissione Bilancio è andata avanti ieri fino a tarda sera, ma per lo sbarco in aula servirà comunque più tempo: previsto inizialmente per oggi non avverrà invece prima di domani. Resta confermata l'intenzione di chiudere in tempi tali da permettere che si concluda prima di Natale anche l'ultimo passaggio al Senato.


L'ALIQUOTA
Sulla web tax dunque la novità principale sarà il dimezzamento dell'aliquota, originariamente fissata al 6 per cento del fatturato. Il 3 indicato nell'emendamento del relatore Francesco Boccia - presidente della commissione Bilancio - è comunque superiore al livello dell'1-2 che era stato ipotizzato, ma con una base imponibile che non comprenderà le transazioni di commercio elettronico fatte dai privati cittadini. Delimitato al business to business il prelievo dovrebbe dare un gettito di 190 milioni l'anno, mentre viene meno il credito d'imposta originariamente ideato per evitare una doppia tassazione (sebbene sui ricavi) in capo alle imprese che hanno già una stabile organizzazione in Italia; è prevista invece un'esenzione per quelle che non effettuano più di 3 mila transazioni digitali l'anno. Tra i servizi sottoposti al tributo non ci sarà solo la pubblicità: dovranno essere individuati con apposito provvedimento del ministero dell'Economia.
 
Faticosa anche la definizione dei provvedimenti relativi alla famiglia. Il gruppo parlamentare di Ap, il partito di Alfano ora diviso in due tronconi, ha rivendicato un «accordo politico» che permetterebbe di riconoscere il bonus bebè per i primi tre anni di vita del bambino e con l'importo originario di 960 euro l'anno, ma solo nel 2018. Al Senato invece l'importo era stato dimezzato e la validità risultava limitata al primo anno di vita. C'è poi il tema della soglia di reddito delle detrazioni Irpef per carichi familiari. Il limite di 2.840,51 euro l'anno fissato oltre 20 anni fa può precludere lo sgravio fiscale al capo famiglia anche quando uno dei familiari svolge un lavoretto che gli dà un piccolo reddito. Un emendamento firmato da deputati del Pd porta questa soglia a quota 4 mila euro per i soli figli (non per il coniuge) in caso di reddito da lavoro (escluse quindi ad esempio le pensioni di reversibilità percepite dai minori). Inoltre viene introdotto un limite di età a 24 anni che attualmente non è previsto: se questa fosse la versione finale la novità potrebbe essere negativa per i meno giovani.


Infine le sigarette elettroniche: dopo la stretta del Senato la Camera torna parzialmente indietro prevedendo la possibilità di vendita on line dello strumento, il cosiddetto svapatore mentre resta vietata quella dei liquidi. L'assetto non piace comunque a Anafe-Confidustria: secondo l'associazione di categoria «non c'è futuro in Italia per il fumo elettronico» data l'alta tassazione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino