VERONA - C'è chi continua a ritenerla una kermessa dispersiva ed eccessiva (anche nei costi) oltre che esageratamente legata al mero business del vino. Ma al netto...
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BREXIT - Una conferma dell'importanza dell'appuntamento è proprio la Brexit: «Seguiamo con attenzione le vicende della Brexit e il suo impatto sul commercio, in particolare del nostro vino. A oggi però sembra stia sortendo l'effetto contrario: a Vinitaly infatti si sono già stati registrati 400 nuovi buyer del Regno Unito mai venuti a Vinitaly, che si aggiungono agli oltre 500 presenti ogni anno» ha detto, oggi in occasione dell'avvio ufficiale del processo di uscita di Londra dall'Unione Europea, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. «Ovviamente è presto per prevedere cosa sarà del nostro vino nel secondo Paese importatore al mondo, ma ritengo che i freni commerciali non convengano a nessuno. Il Regno Unito esporta verso l'Ue l'equivalente annuo di 2,1mld di euro in liquori e distillati e importa dal Continente 1mld di bottiglie di vino per 2,6mld di euro. Un business, quello del vino Ue, che per la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) britannica vale nel Regno Unito il 55% di un settore da quasi 20mld complessivi di euro. Confidiamo - ha concluso Mantovani - nella negoziazione da parte della filiera europea del vino, un prodotto che ha visto incrementare notevolmente i suoi consumi a scapito della birra».
Di Brexit si parlerà a Vinitaly dal 9 al 12 aprile a Veronafiere nel corso della tradizionale tavola rotonda su Vino e Gdo, con focus proprio sulle prospettive per il vino italiano nel canale della Grande Distribuzione in Gran Bretagna dopo l'uscita dall'Ue (lunedì 10 aprile, ore 10.30). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino