Per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, il governo è pronto a inserire in manovra uno stanziamento di un miliardo di euro. La cifra verrebbe divisa in due...
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Le risorse saranno giudicate sufficienti dai rappresentanti degli statali? Molto probabile che i sindacati si aspettassero di più. Il precedente contratto, quello della tornata 2016-2018, concluso quando al governo c’era Matteo Renzi, aveva consentito un aumento leggermente superiore: 85 euro lordi mensili. Un incremento del 3,48% delle buste paga di tutti i dipendenti pubblici (i dirigenti sono stati gli ultimi a firmare la scorsa settimana). Qualcuno tra le fila sindacali, già fa notare che i rinnovi dei contratti dei lavoratori privati che si stanno chiudendo in questi mesi, hanno ottenuto somme decisamente più alte, circa 150 euro lordi mensili. Non solo. Il semplice riconoscimento di un adeguamento totale all’andamento del tasso di inflazione, anche considerando i dieci anni di blocco prima dell’ultimo rinnovo, comporterebbe un aumento di almeno 120 euro lordi mensili. Insomma, gli 80 euro lordi che saranno proposti come punto di arrivo del prossimo contratto da parte del governo, sarebbero ancora distanti dalle cifre desiderate.
È anche vero, però, che il governo ha messo sul tavolo dei sindacati altre due misure delle quali beneficerebbero anche i lavoratori dipendenti. La prima è un sgravio sull’aumento contrattuale. Gli 80 euro lordi non verrebbero più tassati all’aliquota marginale del lavoratore, ma con un prelievo “flat” del 10%. Un meccanismo che aumenterebbe il netto in busta paga fermo restando il lordo. Poi c’è il taglio del cuneo fiscale. Se fosse confermata la decisione di destinare i 40 euro alla stessa platea che percepisce il bonus Renzi, molti statali si avvantaggerebbero anche di questo ulteriore beneficio.
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Il Gazzettino