Renzi: "L'Italia è ripartita. Tasse giù, per Ires e Iri aliquota al 24%"

Renzi: "L'Italia è ripartita. Tasse giù, per Ires e Iri aliquota al 24%"
Matteo Renzi affila le armi e stila il programma dei prossimi mesi di governo con un occhio alle riforme e uno alla zoppicante ripresa economica. E’ a quest’ultima che...

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Matteo Renzi affila le armi e stila il programma dei prossimi mesi di governo con un occhio alle riforme e uno alla zoppicante ripresa economica. E’ a quest’ultima che guarda il presidente del Consiglio quando conferma, per il prossimo anno, il taglio dell’Ires – oggi al 27,5% - «al 24 per cento per le società di capitale». Alla stessa aliquota verrà fissata l’Iri – Imposta sul reddito imprenditoriale, la nuova imposta che dovrebbe partire dal primo gennaio 2017 e che riguarda le società di persone. La tassa si applica agli utili che non vengono distribuiti al professionista o al socio e rimangono in azienda.


MISURA ATTESA. La tassazione agevolata per il reddito imprenditoriale lasciato in azienda è una misura molto attesa da un esercito di almeno mezzo milione di piccole imprese che la stanno aspettando dall’attuazione della delega fiscale. Secondo la Cgia di Mestre, invece, il taglio dell’Ires permetterà risparmi alle aziende per 4,1 miliardi, ma a beneficiare dei vantaggi fiscali saranno soprattutto le grandi imprese.

STABILITÀ. I provvedimenti verranno inseriti probabilmente nella legge di stabilità di ottobre che avrà come cardine la riduzione della pressione fiscale. Nelle intenzioni del premier c’è anche quella di mantenere i bonus fiscali di 80 euro, ma anche un taglio del canone Rai, ormai accorpato nella bolletta elettrica. Resta un pallino di Renzi anche un intervento di riduzione dell’Irpef che però, date le esigue risorse disponibili, potrà essere attuato solo nel 2018.

PRESSIONE FISCALE. La scarsità di risorse rende difficile anche una nuova tornata di sgravi per le nuove assunzioni. Più facile che si punti, per abbassare il costo del lavoro, alla detassazione del salario di produttività. Il premier è convinto che questa sia la strada giusta per garantire al paese crescita e occupazione. «Piano piano cerchiamo di ridurre il peso della pressione fiscale. L’Italia era ferma, ora è ripartita».

CRESCITA DEBOLE. Nè si scoraggia davanti alla debole e incostante crescita del Pil. Sui dati del secondo trimestre, che verranno diffusi oggi dall’Istat, è ottimista: «Penso che ci sarà un segno positivo perché ad esempio i servizi, ma non è lo zero virgola che fa la differenza. Il punto è che l’Italia sta riducendo il deficit». Intanto arrivano i numeri positivi sul fabbisogno del settore statale pari a 30,123 miliardi nei primi otto mesi dell’anno, con una riduzione di circa 2 miliardi rispetto al corrispondente periodo del 2015.

OCCUPAZIONE. Ma è la situazione dell’occupazione in Italia a rimanere critica. Nell’incontro di ieri fra Confindustria e sindacati è stata stilata una piattaforma comune di proposte al governo per la gestione degli esuberi e delle crisi industriali.


AMMORTIZZATORI. Tra le richieste, riferisce il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan c’è quella di «prorogare gli ammortizzatori sociali per 1 o 2 anni a seconda dei casi e della complessità della crisi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino