Pier Carlo Padoan frena. È presto, dice, per parlare di «una manovra aggiuntiva». Anche perché le diplomazie sono ancora al lavoro e la lettera della...
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IL FRONTE
Anche sul fronte del debito, il cui percorso di riduzione si è arrestato per colpa della deflazione, Padoan sarebbe pronto a dare rassicurazioni, riavviando il processo di privatizzazione. Un processo che comprende la seconda tranche di Poste e la quotazione delle Ferrovie, e che era stato bloccato lo scorso anno dall'andamento negativo dei mercati. Se ci saranno le condizioni il percorso riprenderà, perché, spiegano dal Tesoro, il governo è pronto a vendere gli asset, non a svenderli. Ma se la Commissione dovesse insistere su correzioni eccessive, allora il governo sarebbe pronto a sfidarla, lasciando che Bruxelles apra una procedura d'infrazione. «Del resto», spiega una fonte qualificata dell'esecutivo, «sono anni che la Francia è sotto procedura, nel braccio correttivo, senza grandi conseguenze». Nel governo, insomma, si fanno spallucce. Anche se l'irritazione non manca. A Palazzo Chigi parlano apertamente di un «autogol» della Commissione. Con la Brexit e i populismi che avanzano, «i ragionieri di Bruxelles pensano ai decimali». Un comportamento, spiegano, «surreale». Il clima è riassunto dalle parole del ministro degli esteri Angelino Alfano. «Di certo», ha detto, «per noi non c'è la disponibilità a fare una manovra che comprima o deprima la crescita, che è il bene essenziale al quale stiamo rivolgendo tutta l'attenzione». Una linea condivisa anche all'interno del Partito democratico. «Siamo impegnati a discutere con la Ue» da tempo, ha sottolineato il vice ministro all'Economia Enrico Morando, e «quando avremo definito d'accordo con la commissione le dimensioni dell'aggiustamento procederemo» ma «non c'è nessuna urgenza nelle regole europee a farlo».
LE SCELTE
Le scelte concrete dipenderanno, ha aggiunto ancora il vice ministro, «dalla dimensione» dello sforzo ma il criterio sarà «aggiustamento sì, ma senza penalizzare la crescita e senza ostacolare il contrasto alla povertà e all'eccesso di disuguaglianze». Sulla stessa linea anche il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. «Sono anni», ha spiegato, «che chiediamo che l'Europa si batta per il sostegno alla crescita e all'occupazione. Lo abbiamo fatto nell'ultima legge di bilancio e per questo facciamo molta fatica a comprendere il senso politico di questo rilievo». Il timore è anche che l'avvicinarsi delle elezioni politiche nei Paesi «falchi» del Nord europa, dall'Olanda alla Germania, stia facendo alzare il tiro nei confronti dei Paesi mediterranei, Italia in testa, per recuperare consensi. Una campagna elettorale giocata sulla testa degli italiani, come dimostrerebbero anche gli attacchi di Berlino a Fca sulle emissioni di gas di scarico delle auto.
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Il Gazzettino