Lira turca affonda, allarme mercati, Erdogan attacca gli Usa: «Loro hanno i dollari, noi Allah»

Lira turca affonda, allarme mercati, Erdogan attacca gli Usa: «Loro hanno i dollari, noi Allah»
La Turchia di Erdogan affonda e trascina giù i mercati. Nel giorno più nero per la lira turca, che arriva a perdere oltre il 15% contro dollaro ed euro e scatena il...

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La Turchia di Erdogan affonda e trascina giù i mercati. Nel giorno più nero per la lira turca, che arriva a perdere oltre il 15% contro dollaro ed euro e scatena il contagio tra Borse europee e Paesi emergenti, il Sultano rilancia. Attacca le 'lobby dei tassi d'interessè che conducono «campagne» contro Ankara e promette: «Non perderemo questa guerra economica». Una crisi che scoppia nel pieno di un durissimo scontro con gli Stati Uniti. E l'ultima spinta a un'economia sull'orlo del precipizio arriva direttamente da Donald Trump via Twitter: «Ho appena autorizzato un raddoppio dei dazi sull'acciaio e l'alluminio della Turchia in quanto la loro valuta, la lira turca, è in rapido calo nei confronti di un dollaro molto forte. I dazi sull'alluminio saranno ora al 20% e quelli sull'acciaio al 50%. I nostri rapporti con la Turchia non sono buoni al momento».


Una mossa che Ankara rinvia subito al mittente: «Non è da Stato serio, risponderemo» al raddoppio delle tariffe e «ci difenderemo». Sorvegliata speciale da mesi, la Turchia ha visto precipitare la situazione con l'aggravarsi dello scontro con gli Usa. Dieci giorni fa, le clamorose sanzioni contro i ministri degli Interni e della Giustizia dell'alleato Nato per il «ruolo giocato» nella detenzione del pastore evangelico americano Andrew Brunson avevano fatto suonare un pericoloso campanello d'allarme. La missione riparatrice inviata in fretta e furia da Erdogan a Washington non ha sortito gli effetti sperati. Così in serata il Sultano ha sentito Vladimir Putin, cercando una sponda e suggerendo nuove oscillazioni sull'asse Nato. Ma il braccio di ferro rischia di essergli fatale. Oggi la lira ha abbattuto record negativi a ripetizione, fino a toccare quota 6,5 sul dollaro. Per molti analisti, il punto di non ritorno è ormai vicino, intorno a 7.

Da lì, potrebbero essere inevitabili ricette estreme, da un intervento del Fondo monetario internazionale al controllo dei capitali. Anche i bond sovrani di Ankara hanno segnato nuovi massimi di rendimento. È il rovescio della medaglia di un'economia che ancora nel primo trimestre di quest'anno ha fatto segnare una crescita di oltre il 7%, ma resta fortemente dipendente dall'afflusso di capitali stranieri. A pesare sono anche il deficit delle partite correnti e un'inflazione che galoppa ormai al 16%. La crisi rischia di far vacillare anche lo strapotere di Erdogan nella Turchia che oggi trattiene 3,5 milioni di rifugiati siriani in accordo con l'Europa. Ma il Sultano non arretra e si dice convinto che nonostante gli «attacchi» la crescita continuerà. «Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro Allah», ha detto visitando la sua regione di origine sul mar Nero. «Cambiate gli euro, i dollari e l'oro che avete sotto il cuscino in lire turche nelle nostre banche. Questa sarà la risposta del mio popolo contro chi si è lanciato in una guerra economica contro di noi». Intanto, a calmare i mercati ci prova il super-ministro del Tesoro e genero di Erdogan, Berat Albayrak, che torna a promettere «piena indipendenza» della Banca centrale e «forte lotta» all'inflazione. Una guerra che per ora penalizza pure il Vecchio Continente, che di Ankara resta il partner commerciale privilegiato.


L'euro è sceso ai minimi contro il dollaro da oltre un anno. Duramente colpite soprattutto le banche internazionali, esposte sul mercato turco per 265 miliardi di dollari. Una preoccupazione già manifestata dalla vigilanza Bce, secondo il Financial Times. Tra gli istituti più esposti ci sono la spagnola Bbva e la francese Bnp Paribas, insieme a Unicredit, che detiene il 41% di Yapi Kredi - quarta banca privata turca - e oggi ha perso quasi il 5%. Male anche lo Spread tra Btp e Bund, che ha sfiorato quota 270. E l'onda d'urto non ha risparmiato gli altri mercati emergenti, dall'Argentina al Sudafrica.
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Il Gazzettino