Istat, nella Sanità liste d'attesa troppo lunghe: due milioni di persone rinunciano alle cure

Istat, nella Sanità liste d'attesa troppo lunghe: due milioni di persone rinunciano alle cure
Povertà, famiglie, calo demografico. L'Istat rende nota la periodica fotografia dello stato di salute dell'Italia ed emerge un quadro complesso e...

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Povertà, famiglie, calo demografico. L'Istat rende nota la periodica fotografia dello stato di salute dell'Italia ed emerge un quadro complesso e variegato. Sul fronte cure e anziani la realtà è preoccupante, con oltre due milioni di persone che rinunciano alle visite per le liste d'attesa troppo lunghe.. «La rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell'intera popolazione» mentre «sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano per motivi economici». È questo solo uno dei dati forniti dall'Istat durante l'audizione alla Camera sulle misure della manovra. A rinunciare di più sono «i più anziani, tra i 45 e 64» e «rilevante» ha detto il presidente Franzini, «è l'intreccio tra rinuncia e condizioni economiche».


POVERTA'. Il 56,3 per cento delle famiglie in povertà assoluta non sono in affitto: il 40,7% abita in case di proprietà e il 15,6% ha case in usufrutto o uso gratuito. L'Istat ha portato avanti una indagine ad hoc sul reddito di cittadinanza e la possibile platea dei beneficiari in occasione dell'audizione sul ddl bilancio. Tra le famiglie con casa di proprietà, una su cinque paga un mutuo di importo mensile pari a 525 euro. Quelle in affitto sono il 43,7% con una spesa media di 310 euro. «Si pone un problema di equità - ha rilevato il presidente Maurizio Franzini - che si potrebbe risolvere fissando soglie di accesso che tengano conto oltre che dei diversi livelli di reddito anche delle condizioni di godimento delle abitazioni».


FAMIGLIE NUMEROSE. La terra alle famiglie con terzo figlio, come incentivo alla fecondità, può interessare 51mila famiglie nel 2019. L'Istat ha approfondito l'impatto di questa misura contenuta nel ddl bilancio. L' Istat nota che «le tendenze di fondo dei comportamenti riproduttivi mostrano un calo da tempo, senza soluzione di continuità. All'origine di questo fenomeno vi è un radicale mutamento nei modelli di fecondità», fenomeno che richiede «un approfondito esame delle cause e suscita preoccupazione».  «Ipotizzando costanti sia i tassi di fecondità osservati nel 2017 per ordine di nascita, sia la popolazione femminile residente tra i 15 e 49 anni al 1 gennaio 2018, si stima la nascita di circa 51 mila terzi figli nel 2019. Questo numero era intorno ai 53 mila tra il 2013 e 2015 e intorno a 51 mila tra il 2016 e 2017». Lo ha detto il presidente facente funzione dell' Istat, Maurizio Franzini, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, a proposito dell'incentivo previsto in manovra alla nascita del terzo figlio. Franzini ha ricordato che la media di figli per donna, per le nate a metà degli anni 70, è stimato nell'1,4% e che «a livello nazionale la quota di donne senza figli è in continuo aumento da una generazione all'altra: era di circa una su 10 per le nate nel 1950, è cresciuta a circa 1 su 5 per le nate a metà degli anni 70. Parallelamente aumentano, leggermente, le donne con un solo figlio e crolla il numero di donne con almeno due figli».







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Il Gazzettino