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Nostalgia della scala mobile. L’86,9% degli italiani vorrebbe un ritorno alla indicizzazione automatica per le retribuzioni.
La fiammata dell’inflazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso delle inquietudini alle quali i lavoratori e le famiglie del nostro Paese si sentono esposti: l’84,9% dichiara di intravedere incertezza e insicurezza. Sono alcuni dei dati emersi dal quarto Rapporto Censis-Tendercapital sulla “sostenibilità sociale e la rinnovata sfida del welfare italiano”, presentato nei giorni scorsi al Senato. Il sistema di welfare del Paese è sotto stress e una integrazione privata sembra sempre più necessaria. Un esempio eclatante viene dalla sfera della salute.
Secondo il presidente di Tendercapital, Moreno Zani, «i dati del Quarto Rapporto Censis-Tendercapital sulla sostenibilità sociale e il welfare italiano evidenziano in maniera chiara le difficoltà che oggi incontrano i due pilastri del modello sociale italiano: le famiglie e lo Stato. Crescono, infatti, le ristrettezze economiche di molti nuclei familiari e, nonostante nel 2022 abbiano tenuto bene sia il reddito sia le spese per i consumi, occorre prendere atto di una severa contrazione del loro risparmio. Una situazione di instabilità, insomma, che genera incertezza e preoccupazione per il futuro, ma anche la convinzione che si può lavorare per un nuovo welfare inclusivo, prospero e sostenibile». I dati di consuntivo del 2022, rispetto al 2021, sono un’inattesa iniezione di fiducia poiché indicano che redditi e spese per consumi delle famiglie hanno tenuto meglio del previsto. Infatti, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è rimasto sostanzialmente invariato nel confronto tra i primi nove mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2022, con un -0,3% reale. Eppure, il risparmio delle famiglie ha subìto una contrazione drastica in termini nominali (-292 miliardi di euro) e reali (-11,3%). Sono 7,5 milioni le persone appartenenti a famiglie le cui entrate coprono appena le uscite. Dopo la pandemia oltre 1,5 milioni di occupati (7% del totale) è in povertà assoluta, e oltre 2 milioni di lavoratori (9,7% del totale) in povertà relativa, cioè impossibilitati a sostenere una spesa per consumi superiore alla soglia di povertà e tale percentuale sale tra lavoratori dipendenti e, in particolare, tra gli operai. Aumentano rispetto al 2010 sia i lavoratori in povertà assoluta (erano il 3% del totale) sia in povertà relativa (erano il 7%).
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