Assegno unico per ogni figlio fino ai 18 anni, con una parte fissa e una variabile legata all’indicatore di situazione economia (Isee) della famiglia. Ma anche riordino dei...
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L’obiettivo, dichiarato nel primo articolo, è anche quello di contrastare la denatalità, tendenza in corso nel nostro Paese da oltre 10 anni. L’approccio è volutamente multidimensionale e quindi l’aiuto economico rappresentato dall’assegno e da altre agevolazioni dovrebbe essere solo un pezzo di una strategia più ampia, che punta a incentivare il lavoro femminile a conciliare i tempi della famiglia con quelli del mondo produttivo. Le novità scatterebbero a partire dal 2021 e per rendere meno complicato il percorso il governo sta valutando l’ipotesi di far confluire la parte relativa all’assegno nel disegno di legge Delrio già all’esame della Camera. Obiettivo è garantire alle famiglie italiane - oltre ad una necessaria semplificazione delle procedure - un aiuto almeno equivalente, ma tendenzialmente maggiore, rispetto a quello riconosciuto dalle norme già in vigore. Sul tavolo ci sono circa 16 miliardi derivanti dalla cancellazione dei diversi bonus attualmente in vigore, che però servono non solo a finanziare l’assegno vero e proprio ma anche ulteriori forme di sostegno. Altre risorse dovrebbero essere quindi trovate con successivi interventi.
L’assegno unico - o meglio “universale” nella definizione della legge - dovrebbe quindi assorbire le attuali detrazioni fiscali per familiari a carico ma anche l’assegno al nucleo familiare, il premio alla nascita, il bonus bebè e quello per gli asili nido. Sarà riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni di età. Questo pone già un problema, perché attualmente le detrazioni Irpef non hanno limite di età e si applicano finché il figlio è fiscalmente a carico ovvero è privo di un reddito significativo. Nel testo della delega non compaiono cifre (mentre nel ddl Delrio c’è un valore di riferimento di 240 euro mensili); in ogni caso l’importo si comporrà di una quota fissa e uguale per tutti e di una variabile in base all’Isee, dunque più alta per i nuclei meno abbienti. Per i figli al terzo in poi è prevista una maggiorazione del 20 per cento e ulteriori incrementi andranno a quelli disabili. Saranno possibili altre gradazioni in base a età dei bambini e numerosità dei nuclei. L’assegno potrà essere fruito mensilmente come erogazione diretta o credito di imposta.
GLI AUTONOMI
L’articolo successivo della bozza punta a riordinare le misure di sostegno all’educazione dei figli: sono previsti aiuti per l’asilo nido fino alla gratuità (in parte anticipati dalla normativa attuale), agevolazioni per varie spese tra cui i libri scolastici, le gite, le attività sportive e culturali; il tutto sempre come erogazione diretta o sconto fiscale. Segue la revisione dei congedi parentali: almeno 10 giorni per quelli dei padri (ma la ministra Bonetti punterebbe a 15), permessi retribuiti di cinque ore l’anno per i colloqui scolastici dei genitori, estensione dei congedi per quanto possibile anche ai lavoratori autonomi. Altri capitoli del provvedimento guardano agli incentivi al lavoro delle madri (indennità integrativa per il rientro al lavoro, premi per i datori di lavoro che inseriscono nei contratti telelavoro, smart working e altre forme di flessibilità) e al “protagonismo giovanile” (sconti fiscali per gli affitti degli studenti universitari e delle giovani coppie).
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Il Gazzettino