Donne in pensione come gli uomini dal 2018: "Età più alta in Europa"

Donne in pensione come gli uomini dal 2018: "Età più alta in Europa"
Nuovo scalino in arrivo per le lavoratrici private: a gennaio infatti scatta l'unificazione tra donne e uomini per l'età di vecchiaia a 66 anni e sette mesi con...

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Nuovo scalino in arrivo per le lavoratrici private: a gennaio infatti scatta l'unificazione tra donne e uomini per l'età di vecchiaia a 66 anni e sette mesi con l'aumento di un anno per le dipendenti private e di 6 mesi per le autonome. Così come previsto dalla legge Fornero per le donne non ci saranno più vantaggi nell'accesso alla pensione ad esclusione della possibilità di andare in pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi invece che con 42 anni e 10 mesi come gli uomini.


L'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia sarà la più alta in Europa e il divario si accrescerà nei prossimi anni con l'adeguamento dell'età di vecchiaia all'aspettativa di vita e il passaggio atteso a 67 anni nel 2019. Su questo punto i sindacati insistono con il Governo chiedendo di rinunciare all'adeguamento previsto e rinviare la decisione sull'aspettativa di vita al 2021. Del resto In Germania il passaggio a 67 anni per l'uscita dal lavoro è previsto per il 2030 (si comincerà con i nati nel 1963), in Francia dopo il 2022 e nel Regno Unito nel 2028 e in Spagna nel 2027).

Per domani il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha convocato i sindacati sulle questioni previdenziali. Sul tavolo in particolare, oltre il tema delle pensioni basse, ci sarà quello delle pensioni per le donne dato che hanno carriere più discontinue anche a causa della maternità e del lavoro di cura. I sindacati chiedono di tenerne conto prevedendo requisiti meno stringenti per l'accesso alla pensione, ma dal Governo la disponibilità sembra essere limitata alla possibilità di ridurre gli anni di contributi necessari all'accesso all'Ape sociale.


In pratica, secondo quanto spiegano tecnici che lavorano sul dossier - l'Esecutivo dovrebbe proporre per le donne un minimo di 28 anni di contributi versati in caso si sia in disoccupazione e 34 nel caso di attività gravose con una riduzione di due anni rispetto agli uomini, sempre che si siano già compiuti i 63 anni di età. La proposta è considerata «largamente insufficiente» dai sindacati che chiedono strumenti universali, non limitati solo all'Ape sociale, per le donne ma soprattutto il blocco dell'adeguamento alla speranza di vita per tutti, una misura questa però improbabile dato l'alto costo che comporterebbe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino