Le grandi manovre in banca Intesa avranno effetti importanti anche nel Nordest. È infatti allo studio un profondo processo di razionalizzazione che vedrà quasi sicuramente...
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La decisione finale non è stata ancora presa ma l’istruttoria decisa dai piani alti di banca Intesa è in fase avanzata e riguarda tutte le 17 le banche territoriali della rete italiana del gruppo. Il primo obiettivo degli uomini del presidente Giovanni Bazoli e dell’Ad Carlo Messina è valorizzare al massimo marchi che sono anche storia (Venezia è stata la prima Cassa di risparmio fondata in Italia, 11 gennaio 1822). La bandiera quindi non dovrebbe essere ammainata, come la valorizzazione del territorio, da attuare anche con direzioni proprie e una certa autonomia. Nel caso di Venezia si starebbe pensando anche a un doppio regime giuridico: sede legale in Laguna e direzionale a Padova, sulla falsariga di quanto fatto per la capogruppo (sede legale a Torino, sponda SanPaolo, operativa a Milano, ex Cariplo). Esclusi esuberi, in ogni caso la politica di contenimento dei costi e sviluppo online vedrebbe a livello generale 4500 persone da ricollocare allo sportello (sviluppando al massimo la banca estesa fino alle 20 e al sabato mattina) e circa 800 filiali da chiudere.
«Per ora sono solo voci, ma ormai le banche a rete agiscono già come una struttura decentrata della capogruppo, di veramente autonomo rimane solo la denominazione - spiega Federico Schiavon, segretario del coordinamento Fisac Cgil per Cassa del Veneto e nella direzione sindacale di gruppo - Da un punto di vista operativo siamo già omologati. In questo contesto di crisi non credo possiamo più permetterci un gruppo articolato su 17 banche e una pluralità di società prodotto. L’importante è gestire questo processo con la partecipazione della parti sociali e senza licenziamenti collettivi utilizzando gli ammortizzatori sociali di settore». Il sindacalista della Fisac non si sorprende della grande ristrutturazione: «È positivo che abbiamo escluso la riduzione degli organici e che si parli di riconversione professionale per i potenziali esuberi, ma per attuarla servono risorse finanziarie ingenti - osserva Schiavon - nel piano industriale si mette per ora a disposizione un miliardo di euro, si tratta di vedere se queste risorse saranno sufficienti per ricollocare le 4500 persone previste dalla chiusura delle filiali e dalla chiusura delle strutture centrali di rete». Con le fusioni le direzioni rimaste a presidio delle ex direzioni di banca sarebbero superflue. «Ma ormai lo snellimento degli organici è stato attuato - osserva il segretario Fisac per Cassa del Veneto -. L’apertura fino alle 20 e al sabato mattina, che nel Nordest interessa una cinquantina di filiali, funziona parzialmente: c’è una carenza di organico, servirebbero maggiori investimenti in risorse umane e tecnologici anche per la sicurezza. Se una parte dei 4500 venissero destinati alla copertura di questo servizio saremmo a buon punto. In ogni caso noi non perseguiamo logiche campanilistiche ma puntiamo a salvaguardare l’operatività e l’occupazione della banca». Il federalismo in banca come in politica è al tramonto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino