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La corsa dei prezzi non si ferma. Ormai si consultano le previsioni del TTF o dell’EEX, le due principali Borse energetiche europee, come 10 anni fa si guardava preoccupati agli sbalzi dello spread con i titoli pubblici della Germania. I derivati dell’energia elettrica a novembre segnano già quasi i 1.200 euro a Megawattora sull’EEX, contro i 421 euro di agosto, anche se finora gli scambi sono pochi. Di fatto l’attesa è che per fine anno i prezzi triplichino. Pesa anche la siccità che ha prosciugato diversi fiumi, come il Reno, rendendoli poco navigabili e impedendo così che possano transitarvi le navi porta carbone.
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Ma tale tendenza al rialzo dei prezzi, si chiedono gli operatori, resisterà? Avanti chi vuole scommettere contro. Ieri il prezzo del gas ha superato i 246 euro sulla piazza di Amsterdam, per poi chiudere a 225 euro. Vladimir Putin ci mette, come sempre, del suo per tenere alta la pressione sui prezzi. L’agenzia Tass ha riportato una nota di Gazprom, il gigante statale russo, che ha fatto sapere che durante l’inverno i prezzi del metano potrebbero aumentare del 60 per cento.
GAZPROM
«Facciamo notare», ha sentenziato Gazprom, «che i prezzi spot in Europa hanno raggiunto i 2500 dollari per mille metri cubi. Secondo stime conservative se persiste una tale tendenza, i prezzi supereranno i 4mila dollari per mille metri cubi questo inverno». L’incremento dai valori attuali sarebbe quindi di almeno il 60% nel caso in cui la stima di Gazprom si rivelasse corretta. I prezzi spot in Europa hanno toccato i massimi storici a marzo sfiorando i 3900 dollari per mille metri cubi. L’aumento dei prezzi in Asia, la chiusura di impianti di produzione e di linee di trasporto in Norvegia per interventi di manutenzione programmati fino a fine agosto e l’incremento delle temperature accompagnato dal calo nella generazione di energia eolica in Europa, sono i fattori alla base della nuova fiammata.
E in Italia la domanda di gas secondo una simulazione di Snam e Terna (report appena pubblicato) rimarrà oltre i 60 miliardi di metri cubi l’anno fino al 2030.
LA RISPOSTA
Le emergenze si chiamano tali perché scoppiano improvvisamente e hanno bisogno delle risposte più rapide possibili. E per flessibilità e tempi di attivazione, le navi rigassificatrici sono quelle più rapide. Non siamo nelle serie tv dove tutto succede magicamente usando il telecomando ma i tempi rapidi nella vita reale sono i 12 mesi, come nel caso di attracco in banchina di Piombino, perché i rigassificatori galleggianti possono garantire quantità importanti, sicurezza, flessibilità dei fornitori e dei prezzi. È indispensabile quindi una risposta rapida per un tema di disponibilità ma anche di prezzi, altrimenti il rischio è di lasciare le armi in mano a Putin che ha dimostrato di saperle usare. Per l’Italia è ancora più forte questo rischio. Se non c’è una linea chiara legata anche all’accelerazione dei progetti promossi da Eni e dal governo in Africa occidentale, rischiamo di perdere credibilità in quei Paesi. E sappiamo bene quale sia la sfera di influenza della Russia in Africa. Ma non c’è solo l’orso russo. Altri Paesi che a fronte della cesura Russa-Ucraina e dei pericoli dell’abbraccio stritolante del Dragone cinese, stanno riscoprendo la loro vocazione da ex potenza imperialista di fine 800 proprio nel continente africano. Un nome? La Germania.
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Il Gazzettino