Banche, piano Mps senza aiuti di Stato. Visco e Padoan: «Non ci sono rischi»

Banche, piano Mps senza aiuti di Stato. Visco e Padoan: «Non ci sono rischi»
Nella settimana decisiva per le banche, dal G20 di Chengdu in Cina, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco,...

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Nella settimana decisiva per le banche, dal G20 di Chengdu in Cina, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, provano a gettare acqua sul fuoco. Con un messaggio che sembra coordinato, entrambi hanno spiegato che in Italia, sulle banche, non c'è nessun rischio di sistema. La tesi è stata sostenuta da Visco numeri alla mano. «Si parla», ha spiegato il governatore in una intervista all'Ansa, «di 360 miliardi di crediti deteriorati, ma», ha aggiunto, «non si tiene conto che una gran parte è già stata svalutata nei bilanci e che, fuori da questa, solo una parte del totale è veramente a rischio, cioè le sofferenze». Per Visco, insomma, ci sarebbe poco da temere. Tenendo conto delle svalutazioni, ha ricordato ancora il governatore, per l'intero sistema l'ammontare dei crediti incagliati è di 87 miliardi. Ma, ha spiegato, la maggior parte delle banche non ha problemi a trattarli nel corso del tempo, anche sfruttando i provvedimenti sul recupero dei crediti messi in campo dal governo. I veri problemi, secondo l'analisi del governatore, sono in capo a poche banche «che sono note e non moltissime». Nei loro bilanci le banche con carenze patrimoniali, ha ricordato Visco, hanno 15 miliardi di sofferenze nette. Quanto vale dunque, il timore dei mercati finanziari? «Una quota dei 15 miliardi», secondo il governatore della Banca d'Italia, «nel peggiore dei casi la metà, 7-8 miliardi di euro». La cifra non è bassa ma, almeno secondo l'analisi di Visco, non si può parlare di crisi del sistema bancario italiano come causa di debolezza straordinaria di tutta l'economia europea. Un'analisi, quella del governatore, sposata in pieno anche da Padoan. «Ci sono pochi casi critici che sono stati circoscritti e risolti con un processo di mercato», ha ricordato il ministro. Sui «non performing loans», ha detto ancora, «stiamo andando nella giusta direzione, non c'è alcun rischio di stabilità sistemica».


LA POSIZIONE

E come Visco, anche Padoan ha voluto ridimensionare i numeri del problema. «Ho letto di diverse centinaia di miliardi di euro, è una cifra senza senso», ha detto. «L'ammontare», ha proseguito Padoan, «è un po' più di 80 miliardi e molti di questi sono ben coperti. Ci sono non performing loans in eccesso in alcune banche con cui stiamo lavorando». Cosa c'è dietro l'uscita di Visco e Padoan? Se si sostiene che la vicenda delle banche italiane, Mps in primis, non crea un rischio sistemico, allora non si possono nemmeno invocare con l'Ue le eccezioni al «bail in» e al «burden sharing», ossia esentare correntisti e risparmiatori e correntisti da una perdita in caso di salvataggio pubblico del Monte. È l'indicazione finale, probabilmente, che una soluzione completamente di mercato, senza nessuna garanzia dello Stato, è alle viste per Siena. Una tesi corroborata anche da fonti di Palazzo Chigi. Matteo Renzi ha intenzione di dimostrare che il Paese è in grado di fronteggiare con le sue forze la situazione. Le soluzioni allo studio sono diverse, ma quella più probabile, a questo punto, è quella di mercato, senza nessun aiuto da parte dello Stato. Significa che l'aumento di Siena sarà sottoscritto solo da soci privati, magari a partire da Ubi banca, uno degli istituti italiani più solidi, che permetterebbe anche quel consolidamento del settore da sempre propugnato dallo stesso Renzi. Intanto si lavora anche ad un allargamento di Atlante, il fondo che dovrà rilevare da Siena le sofferenze. Fondi aggiuntivi dovrebbero arrivare dalle casse previdenziali e dalle assicurazioni, che si andrebbero ad aggiungere agli 1,7 miliardi di euro che sono rimasti in cassa dopo il salvataggio delle quattro banche.

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Il Gazzettino