Nella settimana decisiva per le banche, dal G20 di Chengdu in Cina, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco,...
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LA POSIZIONE
E come Visco, anche Padoan ha voluto ridimensionare i numeri del problema. «Ho letto di diverse centinaia di miliardi di euro, è una cifra senza senso», ha detto. «L'ammontare», ha proseguito Padoan, «è un po' più di 80 miliardi e molti di questi sono ben coperti. Ci sono non performing loans in eccesso in alcune banche con cui stiamo lavorando». Cosa c'è dietro l'uscita di Visco e Padoan? Se si sostiene che la vicenda delle banche italiane, Mps in primis, non crea un rischio sistemico, allora non si possono nemmeno invocare con l'Ue le eccezioni al «bail in» e al «burden sharing», ossia esentare correntisti e risparmiatori e correntisti da una perdita in caso di salvataggio pubblico del Monte. È l'indicazione finale, probabilmente, che una soluzione completamente di mercato, senza nessuna garanzia dello Stato, è alle viste per Siena. Una tesi corroborata anche da fonti di Palazzo Chigi. Matteo Renzi ha intenzione di dimostrare che il Paese è in grado di fronteggiare con le sue forze la situazione. Le soluzioni allo studio sono diverse, ma quella più probabile, a questo punto, è quella di mercato, senza nessun aiuto da parte dello Stato. Significa che l'aumento di Siena sarà sottoscritto solo da soci privati, magari a partire da Ubi banca, uno degli istituti italiani più solidi, che permetterebbe anche quel consolidamento del settore da sempre propugnato dallo stesso Renzi. Intanto si lavora anche ad un allargamento di Atlante, il fondo che dovrà rilevare da Siena le sofferenze. Fondi aggiuntivi dovrebbero arrivare dalle casse previdenziali e dalle assicurazioni, che si andrebbero ad aggiungere agli 1,7 miliardi di euro che sono rimasti in cassa dopo il salvataggio delle quattro banche.
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Il Gazzettino