BRUXELLES - Le sorti immediate della Grecia nella zona euro sono nelle mani della Banca Centrale Europea, dopo che il successo del “no” nel referendum di ieri ha confermato la...
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LE IPOTESI
Ma il successo del “no” potrebbe costringere la Bce ad agire. Con il “no” sarà «più difficile raggiungere un accordo e questo ha delle conseguenze per le nostre analisi e decisioni», aveva spiegato il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, prima dei risultati del referendum. Per limitare la sua esposizione, la Bce potrebbe tagliare il programma ELA o imporre un “haircut” più significativo sui titoli dati in garanzia dalle banche. Ma anche un rifiuto del Consiglio dei governatori di aumentare il tetto di liquidità di emergenza, attualmente a 89 miliardi, potrebbe portare a un fallimento del sistema bancario. Il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ieri sera si è riunito con il governatore della Banca centrale greca, Yannis Stournaras, e i dirigenti delle principali banche. Atene ha annunciato una richiesta per aumentare il tetto del programma ELA. Ma difficilmente il Consiglio dei governatori acconsentirà, dopo aver deciso di sospendere ulteriori iniezioni di liquidità a causa della rottura dei negoziati. La crisi è grave, a prescindere dal “no”. Da dicembre dello scorso anno fino alla fine di maggio, erano usciti dai conti greci oltre 40 miliardi. A fine giugno si è registrata un'altra accelerazione della fuga bancaria. Venerdì restava solo un miliardo per alimentare i bancomat presi d'assalto. Senza altra liquidità d'emergenza, i principali istituti di credito ellenici non saranno in grado di far fronte alle richieste. Nel frattempo, il viceministro delle Finanze, Nadia Valavani, ha annunciato che non sarà fatto uscire contante dalle cassette di sicurezza.
Senza ulteriori aiuti dalla Bce, ad Atene non resterebbe altro che ricapitalizzare le banche con rimedi estremi. Il governo greco ha smentito le indiscrezioni del Financial Times secondo cui sarebbe pronto a imporre perdite del 30% sui conti correnti sopra gli 8 mila euro. Viste le regole europee sulle garanzie per i depositi sopra i 100 mila euro, l'operazione potrebbe prendere la forma di una tassa patrimoniale sui conti. Secondo alcuni analisti, per riaprire le banche il governo Tsipras potrebbe introdurre di una moneta parallela, ma significherebbe compiere un passo definitivo verso la Grexit.
Il Consiglio dei governatori è pronto a muoversi anche contro il rischio di effetto contagio. Con molta discrezione, la Bce da mesi studia gli scenari di un default e di un'uscita dall'euro. Diversi governi hanno consultato Francoforte nelle ultime settimane. Il Consiglio dei governatori potrebbe confermare di essere pronto a mettere in campo, non solo il programma del Quantitative Easing e lo scudo anti-spread OMT, ma anche nuovi strumenti in caso di pericolo per altri Stati membri dell'euro. «Nelle circostanze attuali di grande incertezza europea e mondiale, la Bce è stata chiara sul fatto che se necessario farà di più», ha spiegato ieri il membro del board, Benoît Coeuré: «Si troveranno gli strumenti necessari». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino