«Blocco dei licenziamenti? Occorre cambiare le politiche del lavoro»

Alessandro Riello
VERONA - «Quello dei licenziamenti è un tema delicatissimo perché c'è una situazione di grande disagio. Pur sapendo che non si può bloccare i...

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VERONA - «Quello dei licenziamenti è un tema delicatissimo perché c'è una situazione di grande disagio. Pur sapendo che non si può bloccare i licenziamenti all'infinito, non si può neanche lasciare briglia sciolta oggi, quando la pandemia è ancora in atto. Ai miei colleghi di Confindustria suggerirei di spiegarsi meglio e allo Stato di controllare di più per individuare chi fa il furbo, come col reddito di cittadinanza. Il vero problema oggi però è l'aumento dei costi delle materie prime e della componentistica, la Cina ci vuol mettere fuori mercato». Alessandro Riello, 66 anni, è a capo di un gruppo da 1750 addetti per 380 milioni di fatturato con fabbriche come l'Aermec tra Padova, Rovigo e Verona, che del made in Italy ha fatto una bandiera: «La nostra sfida è produrre qui e da qui servire il mondo», spiega al telefono quando molti altri suoi colleghi hanno preferito il riserbo.


Gli industriali del Nord hanno bocciato la proroga del blocco dei licenziamenti fino a settembre ed è esplosa la polemica. Ora tutti attendono una mossa di Draghi, ma non si sta rischiando di sbagliare bersaglio?
«È una situazione talmente anomala, mai vissuta. Ci sono tantissime famiglie che rischiano di trovarsi prive di sostentamento per colpa anche di aziende che non hanno saputo investire o di un mercato con certi costi impazziti. In questo momento deve essere lo Stato a intervenire, verificare chi se ne approfitta, lavoratori e imprenditori, e aprire un paracadute per chi lo merita. C'è il rischio di tensioni sociali difficili da governare».


Lei critica questa presa di posizione contro l'allungamento del blocco ai licenziamenti?
«Io chiedo che prima di arrivare allo sblocco dei licenziamenti si costruisca un quadro per la crescita e il nuovo lavoro. Gli imprenditori sani non sfruttano questi momenti per fare alleggerimenti all'interno delle fabbriche».


Un anno fa si celebrava la coesione sociale che ha fatto andare avanti le fabbriche malgrado il Covid. Oggi s'è persa quest'unità d'intenti?
«Penso di no, questo Paese ha saputo reagire insieme. Soprattutto questo nuovo governo, che mi sembra molto più serio di quello che l'ha preceduto, ha dimostrato di saper prendere decisioni e di avere una strategia per il futuro. Confindustria dovrebbe cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli aumenti della componentistica, dei chip, di mettere in moto il nostro governo e quello Europeo per fermare questa deriva. La Cina sta cercando di creare difficoltà per conquistare i mercati mondiali»


E invece si parla di licenziamenti.


«Forse è stata mal interpretata. Le imprese devono funzionare, ma chi è in reale difficoltà deve essere protetto. E bisogna cambiare le politiche per formare e assumere le persone».
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Il Gazzettino