E' morto Tom Wolfe, giornalista, scrittore e saggista americano autore di libri famosissimi come Il Falò delle Vanità e Un uomo vero. Wolfe, 87 anni, era stato...
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Famoso per la sua satira graffiante, ma anche per l'eleganza azzimata dell'abito con gilet color vaniglia confezionato per lui dal sarto di sempre, il newyorchese Vincent Nicolosi, e indossato come un'uniforme sulla camicia di seta a righini dal colletto inamidato bianco quando andava a passeggio di Madison Avenue. «Neo-pretenzioso», si era definito una volta, facendo dell'ironia su se stesso.
Wolfe era un maestro nell'arte delle etichette: non si salvò Leonard Bernstein, il leggendario direttore d'orchestra e compositore di «West Side Story», bollato come «radical chic», radicale da salotto, un termine poi entrato nel lessico americano ma anche italiano, per aver ospitato nel suo appartamento una festa dove ricchi e potenti newyorkesi cenavamo gomito a gomito con le Pantere Nere.
Il suo debutto in libreria risale al 1965 con la raccolta di articoli «Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby» (in Italia edito da Feltrinelli come «La baby aerodinamica color karamella»), il primo di nove opere di non-fiction, sulla California della controcultura. L'ultimo libro è del 2012: «Back to Blood» aveva segnato la rottura con l'editore Farrar Straus and Giraux che lo pubblicava da ben 42 anni. Era una storia di immigrazione di personaggi cubani, francesi e russi e haitiani che si incontrano a Miami e aveva fatto seguito al flop di «I Am Charlotte Simmons» del 2004: la storia di un'ingenua ragazza che, approdata al college, inizia una vita libertina fatta di party esagerati e incontri sessuali occasionali era stata un delusione tra il pubblico.
Per molti Wolfe resta «lo scrittore con più talento d'America», come scrisse di lui su National Review William Buckley Jr.
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Il Gazzettino