VENEZIA - Due pagine molto diverse dell’Ottocento hanno concluso l’articolato percorso delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Verdi. Una scelta...
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Il Romeo e Giulietta di Berlioz, che quando venne composto 1839 colse la critica un po’ di sorpresa, ha mantenuto abbastanza intatto il suo approccio innovativo, la sua visione profonda, con l’orchestra chiamata a tratteggiare le fasi della narrazione di Shakespeare.
Molto diverso, poi, il secondo tempo incentrato su quella sinfonia alternativa dell’Aida che il genio di Busseto, insoddisfatto, decise di ritirare e che fu poi scoperta ed interpretata da Toscanini nel 1940 a New York. Gardiner e l’orchestra dimostrano un’assoluta naturalezza nel passare dal contesto più originale della partitura di Berlioz all’energia dell’opera di Verdi. Chiusura con il Te Deum con l’arrivo del coro della Fenice. Ma qui siamo già più avanti negli anni (1896) e la visione dell’anziano Verdi, che in parte si è modificata, in questo caso è destinata a proiettarsi verso il nuovo secolo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino