Claudio Bisio, le droghe e i ragazzi di oggi: «Ai miei tempi l'eroina terrorizzava. Oggi la pasticchetta nel bicchiere fa meno paura»

L'attore è su Rai1 con "Vivere non è un gioco da ragazzi"

Claudio Bisio, le droghe e i ragazzi di oggi: «Ai miei tempi l'eroina terrorizzava. Oggi la pasticchetta nel bicchiere fa meno paura»
Claudio Bisio è tra i protagonisti di "Vivere non è un gioco da ragazzi", la fiction che arriva su Rai1 da lunedì 15 maggio. Il tema...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Claudio Bisio è tra i protagonisti di "Vivere non è un gioco da ragazzi", la fiction che arriva su Rai1 da lunedì 15 maggio. Il tema è attuale: la droga alla portata di tutti. «Ai miei tempi la scelta era tra cose più leggere come gli spinelli o cose drammatiche come l'eroina. L'idea di iniettarsi qualcosa nelle vene era terrificante, la pasticchetta sciolta nel bicchiere ti fa pensare che sia una droga meno pericolosa», dice l'attore al Corriere della Sera.

Le droghe

Bisio è a favore della liberalizzazione delle droghe leggere: «Come per il proibizionismo nell'America degli anni 20: è un fatto economico, alimenta il mercato clandestino di camorra e mafia. Poi certo che fa male, ma vale anche per l'alcol o per le sigarette, eppure c'è il monopolio di Stato: sull'etichetta ti scrivono che il fumo uccide ma poi te lo vendono lo stesso».

I figli

«I miei figli per fortuna hanno avuto amicizie sane. All'epoca mi spaventavo di più per il motorino, quando non li vedi tornare alle due di notte e provi quell'angoscia che toglie il fiato. Ora uno sta a Londra, l'altra a Berlino». Il lavoro per i ragazzi il problema numero uno. «Io non ho mai avuto il dubbio di non trovare lavoro, dovevo solo capire cosa avrei fatto. Ho studiato Agraria e poi sono diventato attore, le idee confuse le avevo anche io. La differenza sono le opportunità. A 23 anni mi proposero di andare a Parigi a gestire un ufficio del Cts per cui lavoravo d'estate, ma facevo già la scuola del Piccolo e dovevo scegliere. Non ci ho dormito una settimana. E' stata una grande sliding door, ma era un bivio con due possibilità, adesso più che bivi mi sembrano vicoli ciechi».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino