LONDRA Banksy ha perso il copyright sul suo lavoro più famoso e rischia di vedersi scivolare via dalle mani i diritti su tutte le sue opere: i giudici europei hanno...
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PRODOTTO INTERNO ROZZO
Seguendo il consiglio del suo avvocato, Mark Stephen, l'artista di Bristol ha riempito il negozio del sud di Londra di prodotti «creati esplicitamente per rientrare in una certa categoria di marchi commerciali secondo la legge europea», e lo ha chiamato Gross Domestic Product, ossia prodotto interno lordo ma anche, volendo, prodotto nazionale rozzo. Il negozio è servito unicamente per esporre prodotti che poi si potevano comprare solo sul sito e la mossa non è piaciuta ai giudici europei. «Ammettono esplicitamente che l'uso fatto non era un utilizzo genuino di un marchio commerciale per creare o mantenere una quota del mercato vendendo dei beni, ma solo per aggirare la legge», hanno spiegato. Ma il punto centrale, e più saturo di conseguenze per Banksy, è il fatto che l'artista «abbia scelto di rimanere anonimo», rendendo di fatto impossibile «individuarlo al di là di ogni dubbio come il proprietario di quei lavori», e di «dipingere soprattutto graffiti sulle proprietà private di altri senza chiedere il permesso, invece di usare supporti di sua proprietà». Anche per questo «non può essere stabilito al di là di ogni dubbio che l'artista abbia il copyright sui graffiti».
Quella dell'EUIPO, che ha sede a Alicante, in Spagna, la richiesta di avere un marchio registrato contrasta in maniera radicale il modo di procedere dell'artista, di cui il Flower Thrower, il lanciatore di fiori, è una delle opere più celebri di Banksy, anche per essere apparsa sulla copertina del suo libro, Wall and Piece. Lì l'artista, come sottolineato dai giudici, «argomentava positivamente sui benefici della disobbedienza alle leggi sui diritti d'autore e sui marchi commerciali», prometteva che avrebbe reso i suoi lavori accessibili gratuitamente «per divertimento e attivismo» e che non avrebbe mai commercializzato la sua opera. «Il copyright è da sfigati», diceva. Ma ora forse la vede diversamente, visto che la questione non riguarda solo l'Unione europea e di certo non riguarda solo Flower Thrower: tutte le opere dell'artista potrebbero essere sottoposte in teoria allo stesso ragionamento, anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
L'identità di Banksy è uno dei segreti meglio custoditi del mondo e da anni girano ipotesi di cui è impossibile sapere se siano o meno fantasiose. Una di queste è che si tratti di Robert Del Naja dei Massive Attack, la band di Bristol, mentre l'ultima, circolata a inizio settembre su Twitter e smentita dal diretto interessato, è che sia Neil Buchanan, un altro musicista noto per aver presentato il programma Art Attack.
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Leggi l'articolo completo suUn artista chiamato Banksy e due occhi misteriosi
È lui o non è lui? L'ultima uscita di Banksy apre un intrigante squarcio sull'identità dell'artista che ha fatto del proprio anonimato un fenomeno di curiosità globale: nel video postato questa settimana su Instagram, in cui il writer (o qualcun altro, appunto) si traveste da addetto alle pulizie ed entra in azione nella metropolitana di Londra, spicca un fotogramma in cui per la prima volta appaiono due occhi: i suoi?
Il Gazzettino