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Pronti all'edizione 93 degli Oscar. I primi Academy Awards durante la pandemia di “prime volte”, ma il ritorno sarà in gran stile: una cerimonia in presenza, seppur contenuta e con gli ospiti frazionati in più città e un mini red carpet in cui le star renderanno instagrammabili i loro scatti glamour. L'Oscar 2021 sarà la premiazione delle “prime volte” e la parola d'ordine sarà “Inclusione”. Un Oscar con il pool di candidati più diverso della storia, tra cui 70 donne in gara per 76 nominations in 23 categorie, e quasi metà delle nomination - nove su venti - per gli attori andati a star non bianche.
Minoranze multietniche
Sarà la prima volta in cui quasi la metà dei candidati appartengono a minoranze multietniche. Sono passati pochi anni, ma sembrano anni luce, dalla polemica #OscarSoWhite scoppiata quando per due anni consecutivi (nel 2015 e nel 2016), non un solo attore di colore entrò nelle quattro cinquine mentre un film importante come «Selma» di Ava DuVernay venne escluso dai premi. #OscarSoWhite era subito apparso come la punta dell'iceberg: non solo i candidati erano in maggioranza bianchi, ma i premi non ripartiti per genere, soprattutto nelle categorie più importanti, erano andati a uomini.
Due donne candidate alla regia
Per la prima volta ci sono due donne candidate alla regia, Chloe Zhao e Emerald Ferrell, e la Zhao, che è nata a Pechino, potrebbe fare la storia con il suo «Nomadland» dato per vincente nella categoria più prestigiosa, il miglior film.
Promozione delle diversità
Negli ultimi anni l'Academy ha diversificato la membership ammettendo l'8% in più di donne rispetto al 2015 mentre le minoranze etnche sono salite dal 10 al 19%. Non sono ancora entrate in vigore, ma il loro effetto si fa già sentire, le norme adottate lo scorso settembre dall'Academy per promuovere accelerare la diversità a Hollywood: a partire dal 2024, per essere incluso nella rosa dei miglior film, una produzione dovrà rispondere ad almeno due su quattro standard tra cui l'appartenenza di almeno un attore protagonista a minoranze e il 30 per cento del cast composto da due tra le seguenti categorie: donne, LBQTI+, minoranze e/o disabili. Sullo sfondo di tutto un anno di marce per i diritti civili Black Lives Matter e le polemiche che hanno investito i Golden Globes dopo le accuse alla vigilia della cerimonia dei premi secondo cui l'associazione della stampa estera a Hollywood sarebbe una casta che non mai incluso al suo interno un giornalista nero. Una bagarre che non accenna a spegnersi: questa settimana la Hollywood Foreign Press ha espulso il suo ex presidente, Phil Berk, per una email in cui in cui il movimento Blm veniva definito «un gruppo razzista».
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Il Gazzettino