Un giorno il governo lancia l’allarme criminalità e inasprisce le...
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È sempre più schizofrenica la legislazione in materia di custodia cautelare. Negli ultimi mesi ne abbiamo avuto l’ennesima prova con il decreto 92 del 2014, votato in fretta e furia lo scorso giugno per evitare le sanzioni europee a causa del sovraffollamento carcerario. Il governo ha stabilito che non può finire in carcere, in custodia cautelare (quello che un tempo si chiamava carcere preventivo, ovvero durante le indagini preliminari, prima di una condanna definitiva) l’indagato al quale, in caso di condanna, si prevede possa essere inflitta una pena inferiore ai 3 anni. Il tutto senza lasciare alcuna possibilità di scelta al giudice, obbligato ad applicare i docimiliari anche in presenza di pluripregiudicati e persone ritenute pericolose. Perfino per reati come lo stalking, per il quale pochi mesi prima lo stesso governo aveva giurato: "resteranno in carcere". Ci sarebbe da ridere, per non piangere, se si aggiunge che il governo ha dimenticato di prevedere il caso delle persone senza un domicilio, per le quali il giudice non può imporre gli arresti domiciliari (dove potrebbe imporli?) ed è così costretto a rimettere in libertà anche pericolosi delinquenti. Di fronte alle proteste allarmate, il governo è corso ai ripari per evitare scarcerazioni di massa, e ha provveduto a modificare leggermente la norma. La nuova legge è stata approvata lo scorso 3 agosto ed è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Nel frattempo continua la remissione in libertà di tutti gli arrestati per cui si presuppone la futura condanna a pene inferiore ai 3 anni, e di coloro i quali sono senza fissa dimora, e dunque non possono andare ai domiciliari. Il tutto, probabilmente, fino al prossimo efferato crimine commesso da un delinquente appena rimesso in libertà: allora tutti inizieranno a gridare allo scandalo, all’emergenza criminalità, chiedendo e votando nuove norme più severe... Sarebbe ora di finirla, una buona volta, iniziando a legiferare con razionalità, senza correre dietro all’emergenza di turno. Ne avremmo tutti da guadagnare, in sicurezza, giustizia ed equità.
Il Gazzettino