Contro corruzione e favoritismi servono trasparenza e regole chiare

Contro corruzione e favoritismi servono trasparenza e regole chiare
Dall'inchiesta di Potenza su "Tempa Rossa", che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi, emerge l'ennesimo spaccato di un'Italia profondamente malata....

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Dall'inchiesta di Potenza su "Tempa Rossa", che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi, emerge l'ennesimo spaccato di un'Italia profondamente malata. Ogni volta che la magistratura apre un'inchiesta, ecco spuntare tangenti, clientele; rapporti quantomeno opachi tra potere politico, imprenditoria e finanza; piccole e grandi "furbizie", favori, spaventose evasioni fiscali.


E' un panorama sconfortante per le (tante) persone oneste, che si vedono penalizzate e, sempre più spesso, sono le uniche a pagare il conto per tutti. Senza sconti. Mentre ai grandi truffatori lo Stato concede sostanziose riduzioni.

Stiamo pagando il conto - salatissimo - di un lungo periodo in cui la "furbizia" è stata eletta a "modello" di comportamento da chi stava al vertice delle istituzioni e che, inevitabilmente, ha minato alla radice valori e senso dello Stato, in un Paese in cui, tra l'altro, c'è la tendenza innata a cercare scorciatoie.

L'unica soluzione per uscire dal tunnel, per voltare definitivamente pagina, è quella di rimettere le regole al centro della vita civile. Regole chiare, che devono valere per tutti, non soltanto per i più deboli e indifesi, come accade oggi, troppo spesso. Con sanzioni effettive. Esattamente il contrario di quanto si sta facendo: l'esempio più eclatante è il fronte dell'evasione fiscale, dove il legislatore ha alzato le soglie di punibilità penale, togliendo anche quel minimo di effetto deterrente che aveva la norma nei confronti di chi non dichiara proventi al Fisco, rubando di fatto risorse al Paese; costringendo gli onesti a pagare di più.

Oltre a regole chiare è necessario recuperare il massimo della trasparenza: bisogna imporre che chi finanzia la politica lo comunichi apertamente; è necessario che l'attività di lobby effettuata da industria e grande finanza sia esplicitato, e che le richieste rivolte agli amministratori pubblici avvengano pubblicamente, non nel segreto di contrattazioni sottobanco, come emerge dai colloqui intercettati nell'ambito dell'inchiesta di Potenza. E non solo da quella.


Al contrario, l'unica risposta del Governo sembra essere quella di voler secretare le intercettazioni, di non renderle più pubblicabili, così da non infastidire più il manovratore. In modo che affaristi e corruttori possano tranquillamente continuare ad operare, all'insaputa dei cittadini onesti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino