19.500, il numero della crisi del Super Rugby

19.500, il numero della crisi del Super Rugby
Il previsto record di pubblico alla finale del Super Rugby Lions-Crusaders, oggi alle ore 16 all’Ellis Park di Johannesburg (record precedente 61.823 spettatori,...

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Il previsto record di pubblico alla finale del Super Rugby Lions-Crusaders, oggi alle ore 16 all’Ellis Park di Johannesburg (record precedente 61.823 spettatori, Brumbies-Crusaders 2014) non deve ingannare. È l’eccezione che conferma la regola. Come lo sono stati i circa 5.000 spettatori in Italia della finale di Eccellenza Calvisano-Rovigo.


In realtà il Super 18, massimo torneo dell’emisfero Sud, è in profonda crisi di identità, appeal, interesse e di pubblico sugli spalti. Come lo è con le dovute proporzioni l’Eccellenza, massimo (ormai solo nel senso di Brunello, l’allenatore campione d’Italia) torneo italiano di rugby. Il vero numero su cui riflettere è 19.500, non i 62.000 circa del match odierno all’Ellis Park. 
19.500 è il numero medio di spettatori dei quarti di finale del Super Rugby 2017. Un fallimento, se rapportato agli stadi in cui si sono giocati, alla tradizione di Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia, ai pienoni che fanno le rispettive nazionali, alla costante crescita degli altri due campionati professionistici più importanti al mondo: Top 14 francese e Premiership inglese.

Nei quarti del Super 18 si è passati dai 26.00 spettatori del derby Lions-Sharks (più di metà Ellis Park vuoto), ai 9.000 di Brumbies-Hurricanes (meno di un sesto della capienza dello stadio di Sydney). In mezzo i 27.500 di Stormers-Chiefs (lo stadio di Città del Capo ha 51.000 posti) e i 15.500 biglietti venduti per Crusaders-Highlanders a Christchurch, unico pienone. Non replicato però nella semifinale con i Chiefs. E pure quella fra Lions e Hurricanes ha presentato ampi vuoti.


Le ragioni della disaffezione sono molteplici: ampliamento a 18 squadre (infatti si tornerà a 15), campionato interrotto dai test estivi, divisione in conference, massiccia copertura televisiva, continui cambiamenti di formula nell’arco di vent’anni del torneo. Visto che la stessa strada è battuta dal Pro 14, prima con il mezzo fallimento dell’apertura all’Italia e ora con quello al Sudafrica, è una lezione di cui fare tesoro (Ivan Malfatto)
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Il Gazzettino