Sta per arrivare al termine del suo viaggio, la Fashion Week a Milano, con un bagaglio ricco di quasi cento sfilate,...
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Polemica, provocatoria, abilissima, sicura del suo talento , Curiel (reduce anche dal successo riscosso ad Asolo con la mostra “New Ingrid style” di Rina Dal Canton per l’Associazione Culturale Paolo Rizzi) , ha pensato a un red carpet internazionale, dove etnie e tradizioni si fondono per dar vita alla bellezza che sfila ora con un abito totalmente ricamato e impreziosito da merletti di Bruges, ora con il nero lungo sul quale sono ricamate nei colori veraci le finestre del Duomo, l’abito interamente drappeggiato di georgette celeste cielo o ancora il vestito in velluto chiffon devorè con cappa preziosa. Qualcosa di lungo o qualcosa di corto come il bellissimo tailleur di broccato (pezzo d’obbligo della Curiel da sempre): sono 28 abiti che diventano 28 quadri da esposizione , una capsule aristocratica che si conclude con il più suntuoso abito da sposa: bianco di quattro bianchi per 36 metri di tulle, delicato, importante, superbo nei tagli magistrali che accarezzano la silhouette esaltando gli spicchi sbiechi .
“Sulla via di Shanghai “ 2018, di Raffaella Curiel, è una sfilata che si traduce in un “libro” di eleganza che sfiora con mano silenziosa molti momenti della storia della bellezza: dall’era di Boldini alla crinolina della giovane Traviata, fino al piccolo abito di sapore rock che per Curiel rappresenta un vestito di culto da rispettare stilisticamente quanto un “delphos “ di Fortuny. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino